Editoriali
Cosa stiamo finanziando in Libia? Dal 2 febbraio accordi con Tripoli si rinnovano per tre anni
L’ultima scoperta, in ordine di tempo, è l’esistenza di un canale sanitario tra Tripoli e Milano per curare i miliziani feriti e soprattutto la incredibile libertà di movimento da parte del personale diplomatico del governo di al-Serraj che, pare, sia stato capace di far sparire e mettere su un aereo per Tripoli due dei combattenti curati al San Raffaele di Milano denunciati per aver accoltellato un loro connazionale, prima che gli inquirenti italiani avessero il tempo di interrogarli.
Tutto ciò mentre a livello mondiale altri decidono le sorti di quel paese perché l’Italia, distratta dalla situazione complessiva del Nord Africa e focalizzata solo sul tema dei migranti e sulla necessità di non farli arrivare, ha perso di vista le priorità e tutto ciò che si stava nel frattempo muovendo. Il vertice di Berlino ha dimostrato quanto sia sempre più difficile l’avvio di un processo politico e la fine delle ostilità.
Di fronte a questo quadro sconfortante e sempre più fuori controllo, non possiamo che continuare a chiedere, come faremo in maniera nonviolenta con il presidio lanciato da Radicali italiani domani pomeriggio davanti a Montecitorio, la sospensione immediata del memorandum e un pieno protagonismo del Parlamento per fare finalmente chiarezza su quanto accaduto in questi tre anni, in Libia e nel Mediterraneo, a migliaia di persone sacrificate sull’altare della propaganda.
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