Più di 31mila fascicoli d’inchiesta si sono risolti in un decreto di archiviazione, più di 7mila proscioglimenti sono stati decisi in fase di udienza preliminare perché si erano superare i tempi massimi, oltre un migliaio sono state le sentenze di prescrizione dinanzi al giudice di pace mentre superano i 21mila casi i reati dichiarati estinti per prescrizione al termine di processi di primo o secondo grado. Che giustizia è quella che non riesce a dare risposte entro dieci o vent’anni? Che giustizia è quella che tiene una persona ostaggio di indagini e processi che non si è in grado di celebrare nei tempi ragionevoli stabiliti dalla nostra Costituzione?

Nel bilancio annuale della giustizia napoletana quello sulle prescrizioni è uno dei capitoli che genera maggiore sconforto. E se lo si affianca a quello sulle disfunzioni e sulle carenze di organico all’interno degli uffici giudiziari e a quello sugli errori giudiziari e sulle ingiuste detenzioni rispetto alle quali Napoli detiene da anni un triste primato a livello nazionale, è chiaro che si è davanti a una grave patologia del sistema giustizia. Per curare la patologia occorre una diagnosi e per fare una diagnosi è necessario conoscere una serie di dati. Quelli raccolti dalla Direzione generale di statistica e analisi organizzativa del Ministero della Giustizia rendono la misura di come la prescrizione incide sui processi nel distretto di Napoli.

Nel 2020, anno di pandemia, di lockdown e di misure drastiche che hanno determinato una riduzione dell’attività giudiziaria, si sono registrati in Corte di Appello 21.393 casi di reati estinti per prescrizione, cioè perché si era superato il tempo massimo per tenere una persona sotto processo. Dinanzi al Tribunale ordinario i casi sono stati invece, nell’ultimo anno, 22.751. Quanto ai procedimenti davanti al Giudice di pace sono stati 1.257, nel 2020, quelli definiti con una sentenza di prescrizione. Numeri alti anche se si guarda alle sorti delle indagini avviate dalla Procura nel distretto di Napoli, quindi nell’area che comprende gli uffici inquirenti di Napoli, Nola, Torre Annunziata, Napoli Nord e Santa Maria Capua Vetere. Nel 2020 si sono contati 31.616 decreti di archiviazione per prescrizione disposti dal gip: vuol dire che ci sono state, nell’arco di un anno, più di 31mila inchieste finite in un nulla di fatto perché si sono superati i tempi massimi per indagare su una persona, per tenere qualcuno sotto controllo o sotto intercettazione, per coltivare il sospetto di un reato. E sono state 7.787 le sentenze di non luogo a procedere per prescrizione del reato stabilite in sede di udienza preliminare, il che vuol dire che ci sono stati più di 7mila procedimenti naufragati nelle lungaggini processuali senza essere nemmeno approdati al vaglio dibattimentale.

Ma davvero è giustizia questa? Viene da domandarselo guardando al processo da ogni prospettiva: sia dalla prospettiva di chi del reato è vittima, sia da quella di chi è ingiustamente alla gogna e vuole l’assoluzione piena. Il nulla di fatto causato dalle lungaggini giudiziarie vanifica, inoltre, il lavoro di magistrati, investigatori e avvocati, determinando uno spreco di risorse umane ed economiche. perché ogni fascicolo di indagine, ogni atto, ogni procedimento ha un costo che si riversa sulla collettività. E il problema non è soltanto legato alla criticità del momento, non è solo la conseguenza dell’ultimo anno e mezzo di pandemia. Osservando i dati storici raccolti dal Ministero della Giustizia si nota come, nel distretto di Napoli, i numeri sulle prescrizioni siano alti da anni. Nel 2019, infatti, furono 43.745 le indagini archiviate per prescrizione, 30.270 i reati prescritti al termine del primo grado e 29.725 quelli dichiarati estinti per eccessiva durata del processo in secondo grado. Un trend che dura da oltre dieci anni, se si considera che nel 2010 si contarono ben 98.038 indagini archiviate per prescrizione, 18.926 reati prescritti in primo grado e 14.009 reati prescritti davanti alla Corte d’Appello.

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).