I flussi economici non si fermano
Così l’Italia e i paesi europei aggirano le sanzioni, il commercio con la Russia continua: triangolazioni ed export verso l’Asia centrale
Il sostegno all’Ucraina dell’Italia rischia di essere solo di facciata. Così come quello di altri paesi europei. Da una parte dal Vecchio Continente sono spedite armi e sostegno economico a Kiev, cosa che Roma fa molto timidamente e in segreto visto il riserbo attorno agli aiuti militari italiani. E sono annunciate ciclicamente nuove sanzioni ai danni di Mosca. Dall’altra, però, si continua a commerciare con la Russia per vie traverse.
Così l’Italia e i paesi europei aggirano le sanzioni e commerciano con la Russia
‘Follow the money’, cioè ‘seguire i soldi’. Un classico mantra che nel giornalismo investigativo o nel mondo della giustizia è usato come regola base per riuscire a svelare traffici di corruzione o scambi mafiosi o altre malefatte. In questo caso è più funzionale dire “seguire le merci”. Perché intrecciando i dati sulle esportazioni italiane e di alcuni paesi europei si vede come dalle capitali occidentali il volume di merci dirette in Asia centrale è aumentato in maniera vertiginosa. In mercati, come il Kirghizistan o la Georgia, in cui è difficile che siano assorbiti solo dalla domanda interna. Tanto da rendere quasi evidente come i prodotti europei esportati in quei paesi non si fermino lì ma siano trasferiti in un secondo momento in Russia.
L’Italia e il sospetto aumento di export verso il Kirghizistan
A far luce su questi traffici è Robin Brooks, senior fellow del think tank Brookings Institution. Lo studioso infatti ha iniziato a raccogliere tutti i dati del Fondo monetario internazionale sulle esportazioni europee, soprattutto verso Kirghizistan e Georgia. L’Italia, per esempio, ha visto aumentare a dismisura le sue esportazioni verso Biskek a maggio 2024, con un nuovo massimo storico. L’export italiano, secondo Brooks, sono cresciute del 2200% in più rispetto al periodo precedente all’invasione russa dell’Ucraina. “Non bisogna essere un genio per sapere che questa roba andrà in Russia“, spiega il ricercatore. Di fatto, il “Kirghizistan è solo ciò che viene scritto sulla fattura, ma i prodotti vanno a Mosca”, continua Brooks.
Italy saw another big jump in exports to Kyrgyzstan in May 2024 (black). None of this stuff actually goes to Kyrgyzstan. If you look at Kyrgyz data on imports from Italy (blue), they’re flat. Kyrgyzstan is just what gets written on the invoice. This stuff is going to Moscow… pic.twitter.com/Y5vC7LSU8X
— Robin Brooks (@robin_j_brooks) September 4, 2024
L’export della Germania e degli altri paesi europei verso Georgia e Kirghizistan
L’Italia non è la sola, anzi è ben accompagnata in questo circolo di aggiramento delle sanzioni. La Germania compie la stessa tattica di triangolazioni per far raggiungere ai propri prodotti la Russia. Sempre secondo il ricercatore, “le esportazioni della Germania verso la Georgia erano pari in media a 40 milioni di dollari al mese. Poi la Russia ha invaso l’Ucraina e ora le esportazioni verso la Georgia sono di 100 milioni di dollari al mese”. Un aumento considerevole. Senza contare i flussi verso il Kirghizistan. Anche Berlino, infatti, fa affidamento su Biskek: “Nei primi tre mesi del 2024 l’export tedesco è aumentato del 1300% rispetto agli stessi tre mesi del 2019, cioè prima dell’invasione”, racconta Brooks. “Ovviamente non c’è modo che queste merci siano destinate al mercato kirghiso” conclude l’analista che sulla Germania fa anche un esempio specifico: quello dei veicoli a motore, una produzione importante per i tedeschi. “Le esportazioni tedesche di veicoli a motore e dei loro componenti verso la repubblica di Georgia sono aumentate del 620% rispetto a prima dell’invasione russa dell’Ucraina. È ovvio che queste auto vanno in Russia dove aiutano a mantenere in piedi la sua economia di guerra“.
Italia, Germania, ma lo stesso discorso vale anche per la Repubblica Ceca (+2400% verso il Kirghizistan nella prima metà del 2024 rispetto allo stesso periodo pre invasione), l’Ungheria (+3400% nei primi quattro mesi del 2024 sempre verso Biskek), l’Austria, la Spagna, la Serbia. I paesi europei, quindi, hanno trovato il modo di aggirare le sanzioni tramite triangolazione. E in tutto questo l’Unione Europea non dice nulla, “continua a guardare dall’altra parte”, spiega Brooks.
L’Italia aggira le sanzioni alla Russia, interrogazione parlamentare in arrivo
Una storia che va avanti ormai da anni, dall’inizio della guerra in Ucraina. D’altronde è l’economia, bellezza. Non si può interrompere il flusso di affari, nonostante in questo modo si continui a finanziare, più o meno direttamente, sempre Mosca. Risorse che sono utilizzate per colpire e bombardare ospedali, infrastrutture, edifici ucraini, uccidendo civili e facendo stragi nel cuore del paese assalito. A prendere a cuore la questione, ora, sembra essere Carlo Calenda. Per il leader di Azione, il partito politico italiano più apertamente a favore del sostegno economico e militare all’Ucraina, “è uno sconcio. Aggirare le sanzioni vuol dire finanziare la Russia mentre bombarda l’Ucraina. Procederemo con un’interrogazione a Urso e Giorgetti“. Il caso, quindi, arriverà nel Parlamento italiano con il governo di Giorgia Meloni che dovrà risponderne.
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