Il caso
L’Ucraina blocca il transito di petrolio russo della Lukoil, rabbia di Ungheria e Slovacchia: in gioco l’ingresso di Kiev in Ue

Sono andate su tutte le furie, Ungheria e Slovacchia, dopo l’ultima decisione dell’Ucraina di Volodymyr Zelensky. Kiev, infatti, ha deciso di mettere nella lista nera delle sanzioni la compagnia Lukoil, bloccando quindi il transito del petrolio dalla Russia verso gli altri paesi europei dal vecchio oleodotto di epoca sovietica Druzhba. Una mossa che non è stata gradita, per usare un eufemismo, dalle parti di Budapest e Bratislava. L’annuncio è di pochi giorni fa, tra le proteste dei due paesi europei che dipendono ancora molto dai rifornimenti provenienti dalla Russia. E ora stanno cercando di reagire.
L’Ucraina blocca il petrolio russo della Lukoil, rabbia di Ungheria e Slovacchia
Per Robert Fico, premier slovacco sopravvissuto di recente a un attentato, “l’inclusione di Lukoil nell’elenco delle sanzioni è solo un altro esempio di sanzioni insensate che non danneggiano la Federazione Russa ma solo alcuni stati membri, il che è inaccettabile”. E oggi il portavoce del governo ungherese, Zoltan Kovacs, ha annunciato i primi passi ufficiali dei due paesi contro l’Ucraina: “Il ministro degli Esteri Péter Szijjártó ha annunciato che Ungheria e Slovacchia hanno avviato un processo di consultazione con l’Ue contro l’Ucraina per l’interruzione delle forniture di petrolio. Parlando al Cae ha sottolineato che la decisione ucraina mette a rischio la sicurezza energetica di entrambi i Paesi, che dipendono fortemente dal petrolio russo attraverso l’oleodotto Druzhba”. Già perché soprattutto l’Ungheria, nonostante il conflitto in Ucraina, non ha voluto diversificare i propri approvvigionamenti dalla Russia, tanto che ancora dipende circa per il 70% da Mosca. E la mossa di Kiev può avere importanti conseguenze che Budapest vuole evitare.
Rabbia di Ungheria e Slovacchia contro l’Ucraina: in gioco l’ingresso di Kiev in Ue
Il portavoce magiaro ha proseguito parlando delle contromosse ungheresi: “Il ministro ha ricordato che questa mossa viola l’Accordo di associazione Ue–Ucraina, che vieta l’interruzione del transito di energia. Ungheria e Slovacchia hanno chiesto congiuntamente alla Commissione europea di avviare un processo di consultazione. In caso di mancata soluzione, la questione potrebbe degenerare in arbitrato, con possibili ripercussioni sugli accordi Ue-Ucraina”. Questa la minaccia di Budapest a Kiev: o riaprite i rubinetti petroliferi, oppure mettiamo ancora più a rischio la vostra candidatura per entrare nell’Unione Europea.
Ma perché l’Ucraina ha deciso di sanzionare la Lukoil, alzando la tensione con determinati membri europei? Le possibilità sono due, o un’unione di loro: da una parte per infliggere realmente danni alla Russia, limitando le entrate dal petrolio; dall’altro per provare a pressare l’Ungheria per il veto in merito al sostegno militare dell’Ue a Kiev. La tensione, intanto, è salita e i rapporti tra l’Ucraina e soprattutto l’Ungheria rimangono instabili. Segno che diplomatici non ci si improvvisa con qualche viaggio propagandistico, come ha fatto Viktor Orban all’inizio del semestre di presidenza europea. E il premier magiaro vuole sfruttare proprio questi mesi per imporre la sua agenda e anche la sua linea in Europa. Con tutto ciò che ne può conseguire.
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