Una suggestione: il ritorno di Enrico Costa in Forza Italia. Idea da calciomercato estivo smentita dal diretto interessato: “Un mio cambio? Questo lo dite voi. Lasciamo perdere i retroscena”, ha raccontato al Corriere della Sera pur riconoscendo i meriti del suo leader: “Apprezzo molto Antonio Tajani, non da ieri, e non nego una certa sintonia parlamentare col partito, specie sui temi di giustizia, ma tutti stiamo concorrendo alla crescita di un’area liberale e di centro. Ognuno dal suo punto di vista e dal canto mio non rinuncio a far crescere Azione”.

Azione e il campo largo

Uno scenario però che avrebbe potuto materializzarsi con l’adesione del partito di Calenda al campo largo: “Non la considero una cosa naturale, e poi abbiamo già dimostrato in passato che è possibile rompere il bipolarismo” evidenziato dai risultati delle scorse elezioni europee ma che secondo Costa “non è stato responsabile del crollo di Azione e Italia Viva”. “La nostra sconfitta – analizza – è la diretta conseguenza della frammentazione del terzo polo, contro la quale mi sono battuto”.

Opposizioni e alleanze

Di spazio al centro ce n’è ancora: “È un credo al quale non rinuncio. Con Luigi Marattin di Italia viva ho promosso l’appello ai leader delle due forze principali del centro, perché ritrovino l’unità, ma i risultati finora non sono confortanti. Renzi è per il campo largo, io tifo sempre per il congresso, per dare valore ai militanti. Anche in Azione però il mio appello non è stato accolto da tutti allo stesso modo, per questo mi sono dimesso da segretario”. Di sicuro non entrerà nel campo largo: “Siamo tutti all’opposizione ma non vuol dire essere un’alleanza”.

Redazione

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