Il crollo del Movimento 5 Stelle, che alle ultime elezioni europee ha racimolato appena il 9,9% delle preferenze, la riflessione avviata dallo stesso Giuseppe Conte e, addirittura, dal Fatto Quotidiano che per la prima volta ‘apre’ ad un passo indietro dell’ex presidente del Consiglio. Sono giorni caldi nel partito fondato da Grillo e Casaleggio e diventato negli ultimi anni una (sciagurata) creatura di Giuseppe Conte. Giorni di colloqui con i ‘big’ del partito, da Roberto Fico, ex presidente della Camera, alle ex prime cittadine di Torino e Roma, Chiara Appendino e Virginia Raggi.

Creatura che adesso viene attaccata da chi ne ha fatto parte. Probabilmente non vedeva l’ora di tornare sulla scena pubblica Luigi Di Maio, ex tutto, ovvero ministro del Lavoro, degli Esteri, vicepremier, nonché capo politico del Movimento 5 Stelle. Classe ’86, Di Maio è forse l’esempio più lampante della meteora grillina. Già alle politiche 2022 provò a portarsi dietro parte del Movimento nel suo progetto politico morto sul nascere: Impegno Civico raccolse meno dell’1%.

Di Maio: “Nel Movimento non cambierà nulla”

Oggi Di Maio, paracadutato nel ruolo di rappresentante dell’Unione Europea nell’area del Golfo Persico (incarico che ricoprirà fino a febbraio 2025), attacca a testa bassa Conte. Nell’intervista a La Stampa, l’ex ministro spiega che la principale responsabilità di Conte è stata quella di “aver snaturato il Movimento, che oggi è un partito ancora più chiuso e verticistico del passato. Un tempo era più plurale, c’erano più ‘anime’ diverse”. Partito che, secondo di Maio, “Conte ha modellato a sua immagine e somiglianza, ha fatto un’operazione legittima, che gli è stata consentita senza che nessuno alzasse un dito”.

Di Maio: “Dal doppio mandato alla politica di professione”

Dunque altro che dimissioni, secondo Di Maio “nonostante questo risultato negativo”, grazie al partito ad personam di Conte, “dentro al Movimento non cambierà niente”. Nemmeno Grillo dirà qualcosa perché “ha 300mila buoni motivi per restare in silenzio”. Di Maio ha l’onestà di ammettere che “la debolezza delle liste esiste da 15 anni” perché “eravamo tutti dei signor nessuno. Dai primi sindaci eletti nel 2012 fino al risultato del 33% – spiega ancora Di Maio -. È sempre stato un voto di opinione, mai un voto di preferenza. In ogni caso, seguo divertito il dibattito sul doppio mandato. Vuoi vedere che la soluzione proposta dal movimento per risolvere la sua crisi, è la politica di professione?”, chiude con una provocazione.

Di Maio che oggi, ‘forte’ dello zero virgola racimolato alle ultime politiche, vola basso e dice di volersi dedicare alla famiglia: “Il mio futuro sono mio figlio, che nascerà a settembre, e la mia compagna -. Ho tutto l’interesse a portare a termine il mio mandato presso le istituzioni europee continuando a lavorare come ho sempre fatto”.

Di Battista: “Chi mi ha fatto fuori non può camminare per strada”

Passano poche ore, le parole di Di Maio vengono lanciate anche dalle agenzie, e immediata arriva la reazione del suo ex amico e alleato Alessandro Di Battista. Meno di dieci anni fa la coppia era considerata da tutti il futuro del Movimento. Oggi entrambi sono fuori dalla politica. Per Di Battista Di Maio “è uno dei responsabili di aver snaturato M5s. Fino all’altro ieri gli andava bene tutto quanto, perché faceva il ministro, poteva dire ‘io sono un ministro della Repubblica’, oggi invece fa queste interviste…”. Ospite a Restart su Rai3, Di Battista ritiene queste interviste “patetiche”. Poi conclude: “Il Movimento – confida ancora l’ex parlamentare – è una bella esperienza della mia vita passata però oggi sono qui con credibilità e dico tutto quello che ho da dire mentre alcune persone che mi hanno fatto fuori sono sparite e non possono camminare per strada…”.

 

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