Le rese dei conti post elezioni per capire chi ha vinto e chi ha perso. Nei partiti e nelle coalizioni si delineano i nuovi scenari e i nuovi equilibri politici. Le campagne elettorali eccitano sempre e domenica, subito dopo il voto in Francia, ne è scattata una nuova, prevista per il 30 giugno, con Macron che ha sciolto il Parlamento dopo essere stato doppiato dal partito di Le Pen.

Una scommessa rischiosa non solo per lui ma per tutta la Francia. C’è chi sottolinea che Macron, presidente della Repubblica, con questa decisione mette in gioco la Francia standosene al coperto perché dall’Eliseo continuerà a comandare anche in caso di sconfitta. Il voto francese condizionerà però anche le nomine in Europa di cui non capiremo l’evoluzione e l’andamento prima delle elezioni in Francia.

Tornando agli sconfitti in Italia, il focus è su Giuseppe Conte, abbandonato anche dal Fatto Quotidiano con l’Unità di Sansonetti che titola “Te ne vai o no?”. Conte è incerto se dimettersi o meno ma è chiaro che di fronte al rischio di declino qualcosa i 5 Stelle dovranno fare. Il Riformista si focalizza invece sulla resa dei conti nel Centro con l’intervista a Marattin pronto a candidarsi per sostituire Renzi. Dentro Azione discussioni interne piuttosto agitate.

Sarà comunque questo il focus delle prossime settimane, anche in casa dei vincitori. Nel Pd infatti la vittoria di Elly Schlein è meno netta di quello che sembra: una vittoria di apparenza perché nella sostanza gli eletti in Europa sono prevalentemente di un’area diversa da quella della segretaria. Anche nella Lega, salva grazie a Vannacci, Salvini ha puntellato la sua leadership che prima del voto non era saldissima. L’aria che tira, sia in Italia che in Francia, è quella della resa dei conti, soprattutto interna ai partiti.