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La sfida di Glucksmann, un modello per l’Italia? Il protagonista del liberalsocialismo francese 2.0
Per molti il fondatore di Place publique può incarnare la speranza di una ripresa della sinistra democratica d’Oltralpe. Ma deve ancora dimostrare di saper unire

«La sfida di Raphaël Glucksmann è destinata a misurare qualcosa che va oltre la sua personale fortuna politica, qualcosa che va oltre i confini francesi: tornare a conquistare consensi e potere, facendo leva sulla pura ragione». Lo scrive Fabio Martini, giornalista espertissimo di cose progressiste, nella breve introduzione a questo volumetto dedicato alla figura di Raphaël Glucksmann, uno dei nuovi protagonisti di questa convulsa fase della vita politica francese, per molti l’uomo che incarna la speranza di una ripresa della sinistra democratica d’Oltralpe.
L’agevole libro, “Risvegliare l’Italia – La rivoluzione democratica di Raphaël Glucksmann: sconfiggere i sovranisti, ricostruire l’Europa” (ed. Bookabook Scintille) si compone di tre saggi rispettivamente di Tomaso Greco, Marta Ottaviani e Roberto Sajeva. Dunque, chi è questo newcomer della politica francese? È un politico-intellettuale che da anni lavora per costruire una forza liberalsocialista, atlantista, anti-autoritaria in grado di svecchiare quel partito socialista entrato da tempo in una profonda crisi (solo recentemente ha dato visibili segnali di ripresa). Si tratta – scrive Martini – di «una impresa che può apparire titanica in una stagione che – improvvisamente e radicalmente – ha cambiato paradigmi e protagonisti, dominata come è dal trio Trump-Putin-Xi Jinping. Con la vecchia destra conservatrice europeista tentata dalla sirena reazionaria e con la sinistra tradizionale che in Europa è in ritirata quasi ovunque e che in alcune frange appare permeabile al verbo populista, non solo in Francia. Una stagione nella quale la discussione pubblica non richiede quasi più argomentazioni e troppo spesso non richiede neppure l’onere della prova».
In questo quadro, Sajeva elogia la funzione del gruppo politico di Glucksmann, Place Publique, che è distinto ma accanto al partito socialista in una funzione, scrive, che per certi versi ricorda quella del Partito radicale di Pannella rispetto al Psi craxiano. Difficile fare paragoni con la realtà italiana, dove pure non sono mancati e non mancano suggestioni nel senso della costruzione di qualcosa di innovativo “accanto” al Pd. In ogni caso – osserva Marta Ottaviani – «l’Europa non se ne è resa ancora conto, ma non è un’esagerazione affermare che Raphaël Glucksmann rappresenta proprio l’uomo che stava aspettando. Di certo, quello di cui ha bisogno. L’unico, in questo momento, ad avere una visione chiara su quali siano le sfide e le ambizioni che l’Unione europea debba affrontare e coltivare per trovare un suo posto da protagonista in un mondo dove gli equilibri sono sempre più complessi».
Scrive Greco sulla scorta delle idee di Glucksmann ma parlando dell’Italia: «Va costruita una forza politica che non sia solo in grado di fare scelte opportune e in quanto tale di raccogliere un consenso maggioritario, ma che rifletta i valori profondi dei nostri sentimenti democratici e umanistici. Che creda nel riscatto della donna e dell’uomo e, proprio perché vi crede fermamente, ne faccia la sua prassi e il suo programma. Che coltivi un amore ostinato per le libertà, che si liberi dei retaggi del collettivismo e vi opponga l’idea di una società plurale, che rifiuti ogni forma di corporativismo preferendo sempre la costruzione di una società aperta, che abbia come missione una lotta senza quartiere e senza confini alla povertà».
La sfida è difficile, tanto più in un’epoca in cui prevalgono, a destra ma anche a sinistra, estremismi e radicalismi. Ma è anche vero che la Storia gira.
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