Con la sentenza 21 del 18 febbraio 2022, il Tribunale di Napoli ha dichiarato lo stato di insolvenza della Compagnia Trasporti Pubblici di Napoli e ha disposto l’avvio dell’iter di Amministrazione straordinaria. Non si tratta della miglior conclusione del percorso per i lavoratori e centinaia di famiglie che vedono messo ulteriormente a rischio il proprio futuro, ma anche per i numerosi creditori, che vedranno allungati i tempi di pagamento dei propri crediti né, tale soluzione può ritenersi funzionale a superare in breve tempo i sempre più frequenti disagi per l’utenza che è ancora in attesa di una ripresa del servizio che su tratte fondamentali del territorio metropolitano il CTP non svolge da diversi mesi ormai.

La proprietà dell’azienda, che peraltro vanta una fondazione avvenuta nel 1881 per opera dei reali del Belgio, era stata per vari decenni del dopoguerra del Comune e della Provincia di Napoli in pari misura e dopo l’uscita avvenuta un decennio fa circa del Comune di Napoli è rimasta totalmente della Provincia prima e oggi della Città Metropolitana di Napoli. Per effetto della legge Del Rio, la Città Metropolitana di Napoli, che ha visto la luce sotto la gestione de Magistris, avrebbe ben potuto e dovuto più accuratamente occuparsi di qualità e dell’efficienza del servizio di trasporto pubblico svolto prevalentemente dalla propria azienda nel territorio metropolitano e alla luce dell’accertamento dello stato dei conti della Società e della verifica dell’impossibilità di adempiere alle proprie funzioni, il Tribunale non aveva altra scelta.

La crisi del CTP rappresenta tuttavia solo l’ultimo sintomo di un intero settore TPL in grave sofferenza, acuitasi ancora di più nel periodo della pandemia Covid, che ha determinato gravi perdite di incassi rendendo ancora più precario e difficile il raggiungimento di un equilibrio economico d’impresa che già la tipologia contrattuale generalmente adottata dagli Enti appaltanti certamente non favorisce. Il sistema delle tariffe dei corrispettivi, fermo al 2003 e mai indicizzato, come nel caso di CTP, ha determinato infiniti contenziosi con esiti non sempre univoci ma spesso favorevoli alle aziende, mentre CTP vanta a tal proposito crediti per circa 10 milioni di euro a proprio favore verso la provincia di Caserta e altri 48 milioni nei confronti della Città Metropolitana, che di per sé soli avrebbero garantito lunga vita all’Azienda. D’altra parte, non va negato che negli scorsi anni erano stati avviati piani industriali di risanamento e percorsi di efficientamento e riorganizzazione interna, per i quali il Socio metropolitano aveva deliberato nel febbraio 2019 sostegno finanziario per circa 60 milioni di euro.

Tuttavia, nonostante un piano strategico voluto dall’ex sindaco, nulla è stato previsto ed erogato al TPL in generale e alla propria azienda CTP in particolare. La carenza della finanza necessaria per gli investimenti del piano industriale ha quindi portato a fine 2020 prima al concordato e, con la perdurante assenza di sostegno finanziario anche nel corso del 2021 da parte dell’Ente metropolitano, al suo superamento. La crisi di aziende come CTP, assolutamente strategiche per lo sviluppo del territorio con l’erogazione di servizi fondamentali servizi resi aduna vasta clientela, per il numero di dipendenti, per le numerose imprese dell’indotto coinvolte, non può tuttavia essere protratta per lunghi anni come è in questo caso avvenuto senza assumere provvedimenti incisivi.

Ma quelle che appaiono chiare, sono le responsabilità politiche e amministrative dell’Ente Metropolitano accumulatesi negli ultimi anni e le iniziative spesso annunciate di un’azienda unica con ANM e CTP quale baricentro, non hanno mai visto la luce di una concreta progettualità, restando confinate solo nei propositi demagogici che hanno caratterizzato il governo del territorio napoletano, rendendo impossibile alla stessa ANM qualsiasi ipotesi di fusione.

A questo punto, l’ultima spiaggia per CTP prima dell’espletamento delle gare regionali per l’affidamento decennale dei servizi di TPL su gomma, e tenuto conto del fallimento del progetto concordatario avviato dall’amministrazione precedente, resta ancora una volta la soluzione proposta dalla Regione Campania: far confluire in EAV e AIR, sul modello di salvataggio già adottato in passato per CLP a Caserta e Buonotourist a Salerno, dipendenti e servizi, con gli opportuni adattamenti che tengano conto delle peculiari caratteristiche di queste Aziende sul piano industriale e dell’organizzazione del lavoro, ma che sarebbe funzionale, da un lato a salvaguardare i livelli occupazionali e il destino di numerose famiglie, e nello stesso tempo, a restituire dignità a un territorio ancora una volta privato dei suoi asset strategici. Le condizioni politiche per un dialogo costruttivo tra l’Ente Metropolitano e quello regionale, che sia il fulcro di una nuova cultura dello sviluppo del trasporto pubblico locale in Campania adesso ci sono e sarebbe un’ennesima occasione persa sprecare anche questa ulteriore possibilità.