Nella notte tra il 14 e il 15 ottobre si erano barricati nell’ufficio all’interno del Consiglio regionale del Lazio per protestare conto l’obbligo della certificazione verde sui luoghi di lavoro. Ma la loro protesta è stata interrotta già il 15 sera. Davide Barillari, consigliere regionale del Lazio e Sara Cunial, deputata no vax, sono stati costretti a lasciare l’ufficio di Barillari al cui interno si erano barricati.

“Ci hanno obbligato ad uscire perchè, guarda caso, hanno scovato proprio ieri pomeriggio un dipendente regionale vaccinato con greenpass positivo al covid, e dovevano procedere ad una sanificazione straordinaria urgente. TV e giornalini che sono corsi ieri a urlare ‘occupazione dei no vax della regione Lazio’ non hanno detto una sola parola sul positivo vaccinato. Zingaretti dovrebbe solo vergognarsi”. È così che Barillari ha raccontato l’accaduto su Facebook.

“Ora siamo al consolato svedese a chiedere asilo politico”, ha commentato Barillari su Facebook postando una sua foto con un gruppo di manifestanti no vax davanti al consolato svedese. Il piccolo manipolo ha sfilato con i cartelli con su scritto: “Rifugiato Politico”. “Abbiamo chiesto asilo politico all’ambasciata svedese e lo faremo anche a tutti gli altri Paesi che ancora possono dirsi democratici. In Italia non sono più riconosciuti i diritti fondamentali dell’uomo, il diritto alla salute, al lavoro, allo studio, alla casa… Per questo chiediamo asilo come rifugiati. Qui non ci sentiamo più tutelati da uno Stato che si è dimostrato regime ostile ai cittadini e alla Costituzione”. Così Sara Cunial, deputata del Gruppo Misto e Davide Barillari, consigliere della Regione Lazio, oggi in un sit-in davanti all’ambasciata di Svezia. “Abbiamo anche chiesto – aggiungono i due – un’interlocuzione diretta con l’ambasciatore per denunciare i crimini contro l’umanita’ che stanno avvenendo in Italia”.

Ma perché proprio la Svezia? Probabilmente la ratio sta nel fatto che la nazione nord europea ha gestito la pandemia con maggiore rilassatezza: niente lockdown e soprattutto niente green pass. A questo si aggiunge che possono entrare in Svezia senza green pass i cittadini che godono protezione internazionale come l’asilo politico che appunto chiedono i manifestanti.

Certo è che già nel pomeriggio la protesta cominciava a vacillare per un motivo più banale: la fame. “Rimaniamo dentro. Lo facciamo per solidarietà con tutti quelli che non sono riusciti a entrare al lavoro. Rimaniamo a oltranza, finché la polizia non ci caccia. Anche se – tentenna Barillari -, anche se, a proposito di viveri, confesso che stamattina avevo messo in conto di andare al bar qua dentro a prendere un po’ di roba in più. Il fatto è che non mi hanno fatto entrare, perché non avevo il Green pass”.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.