L'iniziativa
Cura degli animali e murale, così a Secondigliano si sconta la pena

Dai fatti di cronaca più tristi e più crudi al percorso di rieducazione all’interno del carcere affinché la pena serva a rivedere il proprio comportamento e rivedersi come persona. L’occasione è stata un progetto realizzato con la collaborazione del Comune e della Fondazione Cave Canem che, assieme a La casa di Argo, si occupa di animali maltrattati e abbandonati. I protagonisti sono stati sette detenuti di Secondigliano. Per diversi giorni hanno lavorato per il canile a pochi metri dal carcere, hanno dipinto e decorato gli oltre 100 metri del muro perimetrale e partecipato ad attività di formazione con operatori cinofili.
Quei pochi chilometri di strada percorsi da una struttura all’altra sono stati per i sette detenuti una tappa del percorso per l’espiazione della pena, il percorso dalla cella a «fuori dalle gabbie» per dirla con le parole che danno il titolo a un video e a un testo rap scritto da Aniello Mormile e Gianluca Foti, entrambi finiti in carcere per fatti ben noti alle cronache cittadine. Con loro hanno partecipato al progetto i detenuti Gennaro Zampini, Ndreraij Everton, Giovanni Riccio, Diaw Libasse, Maurizio Lamia. «Sono molto grato alla direttrice del carcere Giulia Russo e a tutto il personale dell’area educativa, oltre che ai magistrati di sorveglianza e alla presidente Angelica Di Giovanni – ha commentato il garante regionale dei detenuti Samuele Ciambriello – È anche grazie a loro se il progetto Buone prassi di misure alternative al carcere di svolgersi con successo».
© Riproduzione riservata