Può un magistrato che, da pm, ha partecipato all’attività istruttoria di un fascicolo, continuare ad occuparsi, adesso che è diventato giudice, del predetto fascicolo? Se il fatto capita in una qualsiasi aula di tribunale, l’astensione è di “default”. L’articolo 34 del codice di procedura penale è chiarissimo: “Chi ha esercitato funzioni di pubblico ministero (…) non può esercitare nel medesimo procedimento l’ufficio del giudice”. Alla Sezione disciplinare del Csm, dove gli imputati sono i magistrati, pare invece di no. Al punto che “l’incolpato” in toga è stato costretto a presentare al collegio una istanza in cui si “invita” il pm/giudice all’astensione. In caso di mancato accoglimento del garbato invito, è già stata depositata la ricusazione.

La vicenda riguarda l’ex pm della Capitale Stefano Rocco Fava, ora giudice a Latina. Il pm/giudice, invece, è Carmelo Celentano, il sostituto procuratore generale della Cassazione che ha preso il posto al Csm di Piercamillo Davigo, dopo che quest’ultimo era andato in pensione per raggiunti limiti di età, sostituendolo anche come giudice disciplinare. Fava è sotto procedimento a Palazzo dei Marescialli per avere, secondo il procuratore generale della Cassazione che ha esercitato l’azione disciplinare, “mancato ai doveri di imparzialità, correttezza, riserbo ed equilibrio nell’esercizio delle funzioni, quale magistrato in servizio presso la Procura della Repubblica di Roma, con funzioni di sostituto”. Più precisamente, l’accusa è quella di aver raccontato all’ex presidente dell’Anm Luca Palamara, e all’epoca dei fatti anch’egli pm a Roma, i contenuti di una sua nota trasmessa al Csm e di avergli consegnato alcuni allegati “pur nella consapevolezza che sarebbero stati utilizzati dal suo interlocutore per gettare discredito” sull’allora procuratore della Capitale Giuseppe Pignatone e sul suo aggiunto Paolo Ielo.

Fava aveva depositato alla fine di marzo dello scorso anno un esposto al Csm in cui evidenziava delle anomalie nella gestione di diversi fascicoli da parte di Pignatone. La circostanza era stata raccontata, qualche settimana prima, anche a Davigo e al togato del Csm Sebastiano Ardita. L’ex pm parlò della faccenda durante due pranzi al ristorante Baccanale di Roma dove, oltre a Davigo e Ardita, era presente anche il collega pm Erminio Amelio. Fra i vari temi, pare si fosse discusso anche di una candidatura di Fava all’Anm nelle liste davighiane di Autonomia&indipendenza. Dopo aver acquisito nelle scorse settimane gli atti del fascicolo disciplinare, Fava ha scoperto una mail, a firma del sostituto procuratore generale della Cassazione Simone Perrelli, indirizzata all’allora procuratore generale Riccardo Fuzio e ad alcuni sostituti fra cui, appunto, Celentano. L’oggetto della mail, datata 28 giugno 2019, è “bozza capo di incolpazione” a carico di Fava. Si tratta dei capi d’accusa che sono ora al vaglio del collegio di cui fa parte Celentano. Poi c’è un’altra mail, questa volta inviata da Fuzio, circa l’interlocuzione fra la Procura generale della Cassazione ed il Csm relativa proprio alla segnalazione del marzo 2019 di Fava su Pignatone.

Celentano si sarebbe “occupato” del fascicolo e non risulta alcuna sua forma di “dissenso” al riguardo, scrive Fava, invitandolo all’astensione. Per Fava ci sarebbe, poi, da parte di Celentano un “indubbio interesse, quanto meno professionale a vedere convalidata all’esito del giudizio le ipotesi d’accusa che ha concorso ad istruire e formare”. Celentano, che fra poco più di un anno e mezzo tornerà alla Procura generale, non avrebbe mai riscontrato anomalie nel comportamento di Pignatone, come rappresentato nell’esposto di Fava, ora oggetto di contestazione. Un corto circuito senza precedenti. Come mai, allora Celentano, eletto con Unicost, la corrente di centro, non si astiene dal procedimento? Mistero. Anche perché il suo sostituto è già pronto: la togata di Magistratura indipendente Loredana Miccichè. “Nemo iudex in causa sua”, dicevano i latini. In attesa di conoscere le decisioni di Celentano, Fava ha chiesto l’esibizione di tutti gli atti concernenti la partecipazione dell’ex pg al procedimento disciplinare aperto nei suoi confronti.