Il Palamaragate
Palamaragate, Davigo protagonista assoluto: sarà testimone, giudice e accusatore…
La sezione disciplinare di Palazzo dei Marescialli ha respinto ieri l’istanza di ricusazione nei confronti di Piercamillo Davigo presentata da Palamara. Il collegio era presieduto dal laico in quota lega Emanuele Basile. Davigo farà allora parte del collegio che dovrà giudicare l’ex ras delle nomine. L’ex pm di Mani pulite, componente titolare della sezione disciplinare, aveva fatto sapere di non volersi astenere, ritenendo l’istanza infondata. Palamara ad ausilio dell’istanza aveva citato un episodio avvenuto all’inizio dello scorso anno, allorquando Davigo, insieme al collega di corrente e consigliere del Csm, Sebastiano Ardita, era a pranzo con Stefano Rocco Fava. Durante quest’incontro si discusse di vari argomenti: di una possibile candidatura di Fava alle elezioni per il rinnovo dell’Anm, dell’esistenza di “divergenze di vedute” all’interno della Procura di Roma, di “possibili conflitti di interesse”, evidenziati da Fava, “tra il procuratore (Giuseppe Pignatone, ndr) ed alcuni indagati”.
Fava, successivamente a quell’incontro, presentò poi un esposto che, secondo l’accusa della Procura generale della Cassazione, faceva parte del disegno di Palamara per screditare l’aggiunto della Capitale Paolo Ielo e lo stesso Pignatone. La circostanza avrebbe reso, secondo Palamara, incompatibile la presenza di Davigo nel collegio per il doppio ruolo di giudice e testimone. Per Davigo, citato da Palamara nella maxi lista testi, quel colloquio non ha alcuna rilevanza poiché durante l’incontro, a differenza di Ardita, parlò di altre questioni. E poi quel giorno era “afono”. Ad assistere Palamara, il consigliere di Cassazione Stefano Guizzi. Il provvedimento della sezione disciplinare, va detto, non è impugnabile. Per Palamara resta solo la strada del ricorso davanti alla Corte dei diritti umani di Strasburgo. Insomma un’altra settimana di passione per Luca Palamara, il Severino Citaristi della magistratura italiana. Come l’ex tesoriere della Democrazia cristiana, l’ex presidente dell’Anm sta collezionando avvisi di garanzia e capi d’incolpazione disciplinari. Al momento, però, è ancora lontano il record delle 74 comunicazioni giudiziarie raggiunto da Citaristi durante Tangentopoli. Palamara ha però battuto il record delle sette ore di interrogatorio di Antonio Di Pietro davanti a Fabio Salamone: otto ore è durato il suo davanti a Raffaele Cantone.
Dopo le accuse di corruzione, sono arrivate l’altro giorno quelle di corruzione in atti giudiziari e violazione del segreto istruttorio.
Secondo i magistrati di Perugia che indagano su di lui dal 2018, l’ex presidente dell’Anm avrebbe ricevuto due maxiscooter dal titolare di una concessionaria di auto e gli contestano anche di essere socio, secondo quanto ricostruito nell’indagine, insieme all’ex pm di un chiosco in Sardegna e il pagamento di alcune multe elevate mentre utilizzava le moto. Utilità che secondo gli inquirenti sarebbero state concesse per il suo interessamento a un procedimento penale nei confronti della moglie e della madre del titolare della concessionaria.
Ma non solo: a Palamara viene contestato un altro episodio di corruzione perché avrebbe usufruito di soggiorni in un hotel a Capri per un suo interessamento a controversie legali che riguardavano il fratello del titolare della società a cui fa capo l’albergo. L’accusa di rivelazione del segreto d’ufficio è invece insieme all’ex pm romano Fava. I due avrebbero violato i doveri inerenti alla propria funzione, rivelando a giornalisti dei quotidiani il Fatto Quotidiano e La Verità notizie di ufficio che sarebbero dovute rimanere segrete.
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