Fra gli oltre 130 testimoni richiesti da Luca Palamara in vista dell’udienza disciplinare del 21 luglio, spuntano anche i nomi dei togati del Csm Piercamillo Davigo e Sebastiano Ardita. I due sono i leader di Autonomia&indipendenza, la corrente delle toghe fondata dall’ex pm di Mani pulite nel 2015 dopo la scissione da Magistratura indipendente. Fra i motivi dello scissione, si ricorderà, l’allora leadership della corrente di destra da parte di Cosimo Ferri. Nelle liste di A&i è stato eletto al Csm anche il pm antimafia Nino Di Matteo. La decisione di citare Davigo e Ardita è strettamente collegata all’esposto presentato dall’allora pm romano Stefano Rocco Fava nei confronti del procuratore aggiunto della Capitale Paolo Ielo e del procuratore Giuseppe Pignatone. Fra i motivi, la gestione di alcuni fascicoli in cui compariva il fratello di Ielo.

Fava, secondo quanto emerso dalle indagini difensive effettuate dai legali di Palamara, gli avvocati romani Roberto Rampioni e Benedetto Marzocchi Buratti, aveva avuto stretti rapporti con i due consiglieri. Ardita aveva anche pensato di candidarlo al Comitato direttivo centrale dell’Anm. A&i è una corrente emergente e ancora poco radicata sul territorio. Con Ardita e Davigo Fava parlò, però, anche di questo esposto. E stando alla sua testimonianza, i due avrebbero “giudicato la vicenda di indubbia rilevanza e che meritava approfonditi accertamenti da parte del Csm”. Ardita, in particolare, gli avrebbe anche comunicato che l’esposto era arrivato «alla Prima commissione, di cui Ardita faceva parte e, pertanto riteneva che non fosse più opportuno sentirci o vederci. Mi ha detto, comunque, che se dovevo comunicare a lui qualcosa potevo farlo tramite Amelio (Erminio, pm romano, presenti ad uno di questi incontri, ndr), ma che comunque era il caso di evitare ogni ulteriore contatto».

Da qui la richiesta di Palamara affinché Davigo e Ardita riferiscano sul contenuto dei colloqui con Fava e con Erminio Amelio in epoca antecedente e prossima alla presentazione dell’esposto di Fava al Csm (marzo 2019, ndr) sulla conoscenza dell’intenzione di Fava di presentare l’esposto; sulle eventuali risposte allo stesso fornite, anche in relazione alle concrete modalità della sua presentazione; sul contenuto dei colloqui successivi alla presentazione dell’esposto da parte di Fava con Ardita; sulla circostanza che l’esposto presentato nei confronti del dott. Giuseppe Creazzo (procuratore di Firenze, ndr) era di dominio pubblico; sul fatto che le indagini nei confronti di Palamara erano ampiamente note negli ambienti della Procura della Repubblica di Roma oggetto di numerose conversazioni già alla data del 9 aprile 2019.

Ma non solo: Davigo dovrà riferire anche sulle modalità degli inviti al convegno del 9 aprile 2019 presso il Circolo delle Vittorie dove partecipò lo stesso Palamara e sui colloqui intercorsi in quella occasione con quest’ultimo. All’epoca il cellulare di Palamara non era ancora stato infettato dal trojan. Davigo, come si ricorderà, è titolare nella sezione disciplinare del Csm.