Giuseppe Pignatone sapeva che il suo ex pm Luca Palamara era intercettato dalla Procura di Perugia? L’interrogativo sorge leggendo un’istanza della Procura del capoluogo umbro e riascoltando l’intercettazione del 28 maggio 2019, il giorno prima che il quotidiano Repubblica titolasse a tutta pagina sulla “corruzione” al Csm, fra Palamara e il deputato dem Luca Lotti. Andiamo con ordine.

È il 26 marzo del 2019 quando la Procura di Perugia chiede all’allora procuratore di Roma l’autorizzazione ad utilizzare le apparecchiature della Rcs (la società milanese leader delle intercettazioni telefoniche) installate presso la sala ascolto di piazzale Clodio. Nella nota, firmata dal procuratore aggiunto del capoluogo umbro Giuseppe Petrazzini, si specifica che l’attività di intercettazione verrà svolta nell’ambito del procedimento penale n. 6652 del 2018. Il procedimento è quello a carico di Palamara, il cui nome non compare nella richiesta. Petrazzini specifica poi che le apparecchiature verranno utilizzate per la registrazione mentre l’ascolto verrà effettuato dalla pg mediante remotizzazione. La pg delegata è il Nucleo di polizia economico-finanziaria (Gico) della guardia di finanza di Roma. Nella stessa data Pignatone accoglie la richiesta e autorizza.

All’epoca il Nucleo del finanza è comandato dal colonnello Paolo Compagnone. Fra i suoi collaboratori, il colonnello Gerardo Mastrodomenico. Compagnone il 9 settembre successivo diventerà poi il comandante provinciale della gdf di Roma, sostituendo il generale Cosimo Di Gesù. Al posto di Compagnone, il colonnello Gavino Putzu. Mastrodomenico, invece, sarà trasferito a Messina con l’incarico di comandante provinciale. I nomi di Di Gesù e Mastrodomenico si riaffacciano il 28 maggio del 2019. Luca Palamara è a cena con i deputati Cosimo Ferri e Luca Lotti. Il trojan inoculato nel telefono dell’ex n. 1 dell’Anm registra la serata. Sono giornate cruciali. In Commissione incarichi direttivi del Csm è stato votato Marcello Viola, procuratore generale di Firenze, nuovo procuratore di Roma, posto vacante dall’8 maggio per il pensionamento di Pignatone.

«C’è il Gico …. il Gico…. i due del Gico…. quelli che dipendono da Di Gesù e da Mastrodomenico … che sono gli uomini del Pigna …», esordisce Palamara. Il pm parla dell’indagine aperta a Perugia (rivelata a settembre del 2018 dal Fatto Quotidiano) nei suoi confronti. Palamara ricorda allora a Lotti un episodio che risale al dicembre del 2017. Il pm romano, in quel periodo consigliere del Csm, si era recato al Comando generale dell’Arma dei carabinieri dove alloggiava Pignatone. Dopo aver parlato di tale “Fabrizio” (verosimilmente Centofanti, imprenditore conosciuto anche da Pignatone, arrestato a febbraio del 2018, e che per la Procura di Perugia avrebbe corrotto Palamara con viaggi e soggiorni) i due si salutano. «Vado a chiama’ l’ascensore… ancora mi ricordo…», prosegue Palamara. «Stavo pigiando il coso dell’ascensore… mi fa… “puoi rientrare un attimo?”… E stavo andando via… “ti devo dì una cosa, ma tu sei stato fuori a Fonteverde (l’hotel Fonteverde di San Casciano dei Bagni in provincia di Siena, per l’accusa uno dei soggiorni pagati da Centofanti, ndr) co… una persona (verosimilmente Adele Attisani, ndr )?”».

Palamara: «Faccio “sì, perché?”… ha detto “no, perché… è uscito fuori da alcuni accertamenti che abbiamo fatto”, gli ho detto “e allora…? cioè, adesso andiamo a vedere pure con chi vado a dormì o chi esco?”… ho detto “facciamo attenzione”… “tu non ti preoccupà che quei due tanto sanno che devono fa”». I due, nella ricostruzione di Palamara, sarebbero allora i due ufficiali della finanza Di Gesù e Mastrodomenico. Palamara e Pignatone, come è emerso, si frequentavano anche fuori dall’ufficio. Questo giornale, ieri, ha riportato un’intercettazione del 9 maggio 2019 nella quale Palamara comunica di avere un appuntamento a cena con Pignatone e Michele Prestipino, lo scorso marzo nominato poi nuovo procuratore di Roma. Di quanto accaduto quella sera, però, non vi è traccia negli atti di Perugia.