Il sospetto che al Consiglio superiore della magistratura esistesse (o esista) “un sistema” per la spartizione delle nomine, come affermato dall’ex presidente dell’Anm Luca Palamara, diventa certezza leggendo alcune delle telefonate intercettate nell’inchiesta di Perugia che lo coinvolge. Un “sistema” del quale tutti sono perfettamente a conoscenza. Protagoniste assolute della lottizzazione sono loro, le correnti della magistratura, sulla carta “associazioni culturali”, di fatto dei fortissimi gruppi di potere che condizionano pesantemente il sistema giudiziario del Paese. La loro influenza è indiscussa, al punto che il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, la scorsa settimana è stato costretto a una precipitosa retromarcia sul sistema elettorale del Csm. Mandando definitivamente in soffitta il sorteggio, l’unico mezzo per affossarle una volta per tutte. Le maggioranze al Csm si compongono e scompongono a seconda del momento. I rapporti fra le correnti sono fluidi. E le discussioni sulle nomine assomigliano a quelle che avvengono nei suk, dove vige il baratto. Le sorprese non mancano: non è raro assistere a sorprendenti ribaltamenti di fronte di difficile comprensione per chi non è avvezzo a tali dinamiche.

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Prima che la vicenda sulla nomina del nuovo procuratore di Roma travolgesse a maggio l’organo di autogoverno delle toghe, costringendo alle dimissioni ben cinque consiglieri togati e il procuratore generale della Cassazione, Riccardo Fuzio, l’attenzione degli inquirenti di Perugia si era concentrata su altre due nomine di peso: Taranto e Palermo. Unicost, la potente corrente di centro della magistratura di cui Palamara è stato per anni il ras indiscusso, funge da ago della bilancia. Votando una volta con la destra di Magistratura indipendente e l’altra con la sinistra giudiziaria di Magistratura democratica. Scopo finale, sempre quello: portare a casa il massimo dei direttivi. Certe volte l’operazione va a buon fine, altre volte meno. L’importante però è il controllo “militare” degli iscritti e dei rappresentanti togati al Csm. Il rischio, infatti, è che qualcuno di questi si monti la testa e inizi a votare non seguendo gli ordini di scuderia. Ciò sarebbe, appunto, la fine del “sistema”. Carlo Maria Capristo e Francesco Lo Voi sono i due procuratori su cui i magistrati di Perugia vogliono vederci chiaro. L’attuale consiliatura del Csm a guida David Ermini si è insediata da poche settimane quando il dieci dicembre del 2018 i magistrati perugini chiedono gli atti che hanno portato alla nomina dei due magistrati. Ed è la nomina di Capristo, avvenuta a maggio del 2016, ad accendere i riflettori. Con un aspetto inquietante alla luce di quanto sta accadendo in queste ore a Taranto per la vicenda ex Ilva. Capristo, allora procuratore di Trani, sarebbe stato convinto dall’avvocato siciliano Piero Amara, poi coinvolto nei falsi dossier Eni, a fare domanda per la Procura di Taranto, vacante dopo il pensionamento di Sebastio La sua presenza a Taranto, secondo le testimonianze raccolte dagli inquirenti a maggio del 2018, sarebbe servita per gestire le vicende relativa all’Ilva, dove l’avvocato Amara aveva degli interessi importanti. Amara, secondo l’imprenditore Giuseppe Calafiore, anch’egli coinvolto nell’inchiesta, non avrebbe avuto problemi a raggiungere il suo scopo in quanto aveva all’epoca rapporti “con mezzo Csm”.

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Le nomina di Capristo, candidato di Unicost, avviene il 23 marzo 2016 con 15 voti. Diverso il caso della nomina di Lo Voi. Palamara aveva votato Guido Lo Forte, il candidato di Unicost.
Accade l’imprevisto. Lo Voi, con i soli voti dei tre togati di Magistratura indipendente, la sua corrente, e dei laici, diventa procuratore di Palermo. La sinistra di Area-Md che in quella partita aveva un suo candidato, Sergio Lari, contesta il verdetto. Sia Lari che Lo Forte, senza successo, ricorreranno al giudice amministrativo. Area, che aveva osteggiato la nomina di Lo Voi, lo scorso maggio decide di puntare su di lui come candidato per la Procura più importante d’Italia, quella di Roma che vale come due ministeri. Un cambio di rotta che sorprende molti. I timori di Palamara emergono il 3 marzo scorso parlando con Massimo Forciniti. I due sono stati quattro anni insieme al Csm. Devono continuare a mantenere la capacità di influenzare le nomine. «Abbiamo fatto miracoli» in quattro anni, dicono con nostalgia. Per avere ancora voce in capitolo propongono come nuovo segretario di Unicost Mariano Sciacca, giudice a Catania, anch’egli ex componente del Csm. Il diretto interessato pensa di essere debole. Ma per i due è fondamentale la sua presenza al vertice della corrente. Hanno timore di qualche colpo di coda da parte di Area-Md. Con cui bisogna necessariamente avere buoni rapporti per i prossimi quattro anni. Anche se la sinistra giudiziaria non ha più la maggioranza al Consiglio superiore della magistratura.