Sono innumerevoli le conversazioni, anche con il proprio meccanico o il ristoratore di fiducia, intercettate lo scorso anno a mezzo del virus trojan inoculato nel telefono dell’ex presidente dell’Anm Luca Palamara. Tuttavia di taluni incontri non vi sarebbe alcuna traccia di registrazione. Fra questi, l’incontro fra Palamara e Piercamillo Davigo. È stato lo stesso togato del Csm a riferire la notizia. «Non ci sono intercettazioni contro di me», ha dichiarato Davigo alla trasmissione Piazza Pulita su La7 la scorsa settimana. L’episodio è stato poi ripreso da Massimo Giletti domenica sera a Non è l’Arena, sempre su La7. A quale circostanza si riferiva?

Il 9 aprile del 2019 Davigo aveva presentato il suo libro In Italia violare la legge conviene al circolo delle Vittorie di Roma. Con lui, leggendo la locandina dell’evento, l’avvocato Antonio Galletti, presidente dell’Ordine degli avvocati di Roma, il giudice di Cassazione Davide Lori e, appunto, Luca Palamara. «Io una sera – ha ricordato Davigo a Corrado Formigli – sono andato a fare un dibattito, a presentare un libro che avevo scritto a Roma e non sapevo che tra i relatori era stato invitato anche Palamara». E poi: «Andando via ho chiesto che mezzo pubblico passasse e lui si è offerto per un passaggio in macchina: io immagino che lui avesse il trojan». Da qui, la precisazione che «non ci sono intercettazioni contro di me».

E in effetti quanto riferito da Davigo corrisponde al vero, dato che il gip di Perugia Lidia Brutti autorizzò il 22 marzo del 2019 l’utilizzo del trojan. Il 26 marzo successivo la Procura di Perugia chiese all’allora procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, ottenendola, l’autorizzazione ad utilizzare le apparecchiature della Rcs (la società milanese leader delle intercettazioni telefoniche) installate presso la sala ascolto di piazzale Clodio. I pm umbri specificarono che le apparecchiature dovevano essere utilizzate per la registrazione mentre l’ascolto sarebbe stato effettuato dalla pg mediante remotizzazione. Le intercettazioni furono condotte dai finanzieri del Gico.

All’epoca il Nucleo della Finanza era comandato dal colonnello Paolo Compagnone. Fra i suoi collaboratori, il colonnello Gerardo Mastrodomenico. Compagnone diventerà poi il comandante provinciale della Gdf di Roma, sostituendo il generale Cosimo Di Gesù. Al posto di Compagnone, il colonnello Gavino Putzu. Mastrodomenico, invece, sarà trasferito a Messina con l’incarico di comandante provinciale. Alcuni di loro avevano lavorato con Pignatone in Calabria e Sicilia. Come mai nemmeno una frase sarebbe stata registrata nel tragitto, breve o lungo che sia, dal circolo delle Vittorie fino alla dimora romana di Davigo?

Le possibili riposte sono due: Palamara non aveva con se il telefono (il trojan registra anche se il telefono è spento) o i finanzieri non avevano attivato il dispositivo. Il trojan, infatti, per funzionare deve essere acceso da remoto. Un’altra circostanza di non “funzionamento” è durante la cena del 9 maggio fra Palamara e Pignatone. Il trojan registra tutto perfettamente fino alle ore 16 per poi “assopirsi” fino al giorno successivo. Quando Palamara parlava con i deputati Cosimo Ferri e Luca Lotti il trojan, invece, era sempre accesso con ottima acustica. La sera prima, l’8 maggio, durante il dopo cena all’hotel Champagne, registrò anche i sospiri di Paolo Criscuoli, il togato di Magistratura indipendente costretto poi alle dimissioni, che durante tutta la serata non proferì verbo.