Tutto è pronto al Csm per l’inizio del procedimento disciplinare a carico dell’ex presidente dell’Anm Luca Palamara, di Cosimo Ferri, magistrato in aspettativa e deputato di Italia viva, e dei cinque ex consiglieri dimessisi lo scorso anno dopo aver partecipato all’ormai celebre dopo cena all’hotel Champagne di Roma in cui si discusse, fra l’altro, della nomina del nuovo procuratore della Capitale. La prima udienza è in calendario per martedì prossimo.

Questa vicenda «ha segnato un punto di non ritorno, quello che è successo è irreversibile: l’impatto sull’opinione pubblica è stato pessimo ma proprio per questo c’è un gran desiderio di voltare pagina», aveva affermato il procuratore generale Giovanni Salvi durante la conferenza stampa in Cassazione in cui aveva illustrato ai giornalisti le prossime mosse della Procura generale, competente per l’azione disciplinare. Si prevedono, infatti, sanzioni molto dure. Non è esclusa la rimozione dall’ordine giudiziario. Palamara, come si può leggere nel capo di incolpazione, è accusato di «aver violato i doveri di correttezza ed equilibrio, tenendo un comportamento gravemente scorretto nei confronti dei colleghi che avevano presentato domanda per il posto di procuratore della Repubblica di Roma». E poi di aver «interferito nell’esercizio degli organi costituzionali».

Tutto ciò sarebbe appunto avvenuto alla presenza di «alcuni consiglieri del Csm», di Cosimo Ferri, e di Luca Lotti, il parlamentare del Pd allora imputato a Roma nell’ambito dell’indagine Consip. Palamara, poi, avrebbe pianificato una «strategia per danneggiare Creazzo (Giuseppe, ndr)», il procuratore di Firenze, uno dei principali aspiranti al posto di Giuseppe Pignatone. Strategia del discredito posta in essere anche nei confronti dell’aggiunto della Capitale Paolo Ielo e dello stesso Pignatone. L’astio di Palamara nei confronti di Ielo, in particolare, sarebbe dovuto al fatto che quest’ultimo aveva trasmesso a Perugia gli accertamenti della guardia di finanza sui rapporti fra lui e l’imprenditore e lobbista Fabrizio Centofanti. Accertamenti che avevano causato l’apertura dell’indagine per corruzione nei confronti dell’ex presidente dell’Anm, sbarrandogli la strada verso la nomina a procuratore aggiunto a piazzale Clodio. A Ferri, invece, viene contestata una condotta «gravemente scorretta» nei riguardi dei candidati all’incarico di procuratore di Roma e dei consiglieri del Csm, nonché un «uso strumentale della propria qualità e posizione, diretta, per le modalità di realizzazione, a condizionare l’esito di funzioni costituzionalmente previste, quali la proposta e la nomina di uffici direttivi di uffici giudiziari, da parte del Csm».

Gravi violazioni dei doveri di correttezza ed equilibrio, scorrettezza verso i colleghi e il tentativo di condizionare in maniera occulta l’attività della commissione incarichi direttivi del Csm è invece l’incolpazione formulata nei confronti dei cinque ex togati, tre di Magistratura indipendente, la corrente moderata delle toghe, Corrado Cartoni, Paolo Criscuoli, Antonio Lepre e di Unicost, il gruppo di centro, Gianluigi Morlini e Luigi Spina. Difensore di Palamara sarà Stefano Guizzi, consigliere in Cassazione e anch’egli esponente di Magistratura indipendente. Questa settimana ha chiesto alla Procura di Perugia di conservare tutte le telefonate intercettate a Palamara: nella condotta del suo assistito non ci sarebbe stata alcuna attività di discredito, dossieraggio o di condizionamento del Csm ma solo normale interlocuzione fra politica e toghe sulla scelta dei capi degli uffici.

Per quanto riguarda invece la composizione del collegio, astenutosi Ermini già nella fase cautelare, il ruolo di presidente toccherà al laico in quota 5s Fulvio Gigliotti. Fra i componenti, due dei tre rappresentanti di Magistratura indipendente a Palazzo dei Marescialli: il pm Antonio D’Amato e il giudice Paola Braggion. Ci dovrebbe essere anche Piercamillo Davigo, ma i legali di Palamara ieri sera lo hanno ricusato. Ed è stata fissata al 16 dicembre davanti al Tar del Lazio l’udienza sui ricorsi proposti da Marcello Viola, Giuseppe Creazzo e Francesco Lo Voi contro la nomina di Michele Prestipino come procuratore di Roma avvenuta lo scorso marzo. I tre ricorrenti affermano che il Csm non ha valutato i rispettivi titoli. Viola, inoltre, sostiene di essere stato danneggiato da Luca Palamara. Come si ricorderà era stato il più votato in Commissione incarichi direttivi. Esploso il Palamara gate, la sua nomina era stata annullata.