Un mio amico giornalista l’altro giorno mi ha detto che magistratopoli è un po’ più del circolo Aniene e un po’ meno della P2. Io penso che sia il contrario: un po’ meno del circolo Aniene e un po’ più della P2. Il circolo Aniene è un luogo conosciuto dai romani. Un circolo sportivo tra il quartiere Flaminio e Parioli frequentato solo da vip molto vip. Che si scambiano favori e favorini, biglietti delle partite, inviti alle feste, qualche pizzino, qualche raccomandazione importante. La P2 invece è un luogo conosciuto da chi ha più di 50 anni: è il luogo dove l’immaginario politico collettivo ha collocato la sede di ogni male, ogni delitto e ogni prevaricazione politica del Novecento. Era una loggia massonica presieduta da un certo Licio Gelli, faccendiere ed ex 007 a servizio di varie bandiere, che viaggiava tra progetti di grandi riforme dello Stato e affari che lo portarono, essenzialmente, a mettere le mani sul Corriere della Sera.

Per stroncare la P2, i partiti della prima Repubblica si unirono, istituirono una commissione parlamentare di inchiesta che lavorò alacremente per anni e pronunciò molte condanne incontrovertibili, anche se trovò, poi, alla fine, pochi delitti. Chissà se ora oseranno istituire una commissione di inchiesta sulla magistratura. Magistratopoli secondo me è una organizzazione molto più potente della P2. Anche perché la sua organizzazione è segreta ma la sua azione è alla luce del sole ed è una azione devastante. Magistratopoli è una organizzazione segreta che condiziona e indirizza una parte molto grande della giurisdizione. È in grado di avviare processi, di fare arrestare delle persone, di processare, di condannare o assolvere a seconda delle convenienze, o delle simpatie, o delle necessità di carriera dei magistrati coinvolti. Tutti noi siamo potenziali vittime di magistratopoli, non solo i politici, non solo Berlusconi.

Il Palamara-Gate ci ha mostrato che questa organizzazione segreta, che in passato – e prima che scoppiasse lo scandalo di magistratopoli – noi chiamavamo il partito dei Pm, era in grado (lo è ancora) di governare tutto il sistema della giustizia. In parte lo faceva seguendo logiche del tutto interne alla corporazione, che per noi restano oscure (chi doveva salire in carriera, chi doveva scendere, chi voleva cambiare sede, chi aveva rotto gli equilibri e andava punito…), in parte invece seguiva logiche politiche. Quali erano (anzi: sono, perché il partito dei Pm è ancora vivente e molto forte) queste logiche? Essenzialmente si trattava di ottenere dal Parlamento e dal governo la certezza che nessuno osasse mettere in discussione la Casta dei magistrati e le sue prebende, e i suoi privilegi e – soprattutto – il suo potere. Questa battaglia continua, affidata non solo ai 5 Stelle. Per ottenere questo risultato si seguiva (si segue) un percorso ideologico: il davighismo, che va anche sotto il nome di travaglismo. Consiste nel considerare sostanzialmente tutti coloro che non fanno parte della casta, o della sua servitù, come colpevoli. Da colpire o risparmiare a seconda di come si comportano, e se si piegano, e se ossequiano o invece sbeffeggiano. Si chiama giustizialismo.

Il giustizialismo, attraverso il partito dei Pm e la nuova P2, è diventato una vera e propria ideologia, come in passato lo sono state il comunismo, il fascismo, il liberalismo. E il sangue e la carne di questa ideologia è la lotta al garantismo. Cioè all’idea che difende lo Stato di Diritto. Il partito dei Pm, diciamo pure la nuova P2, vede lo Stato di Diritto come il nemico giurato. Satana. Perché lo Stato di diritto esclude la prevalenza di un potere sull’altro, esclude la sottomissione della società a una casta eletta, esclude la subordinazione della legalità all’etica.
Questo partito, questa grande e fortissima loggia, a differenza della piccola loggia di Licio Gelli, ha vinto. Ha messo in ginocchio la democrazia e il sistema liberale. Ha guidato molti rovesciamenti di maggioranza, a livello centrale o regionale o dei grandi comuni, indifferentemente favorendo la destra o la sinistra.

Per questo dico che è molto più potente e non più modesta della P2. E sapete perché ha vinto? Perché ha ottenuto il pieno appoggio di quasi tutto lo schieramento politico, e in particolare l’appoggio incondizionato della sinistra. La sinistra ha tradito la sua vocazione democratica e si è messa a disposizione del partito dei Pm, convinta di potere in questo modo sconfiggere la destra, e in particolare Berlusconi. Il risultato? Quello di sempre: quando ti schieri con gli autoritari e i giustizialisti spingi sempre il paese a destra. L’azione dei magistrati, appoggiati dalla sinistra, ha raso al suolo la destra liberale e ha dato le chiavi dello schieramento conservatore in mano a Matteo Salvini e alla Meloni. È una legge della storia: il giustizialismo, la lotta ai diritti e alla libertà, spinge solo verso la destra reazionaria.

Infatti sull’affare Berlusconi, cioè sulla sentenza pilotata contro di lui della quale si parla in questi giorni, abbiamo provato a intervistare vari esponenti della sinistra storica. Hanno tutti declinato. Tranne quel vecchio leone, quel combattente che non lo abbatti mai, 96 anni, ottanta dei quali passati nelle trincee della politica, che risponde al nome di Emanuele Macaluso. Se in Italia ci fossero stati, non dico tanto, una decina di giganti come Macaluso…

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.