Nel pieno della campagna elettorale del Regno Unito l’enigma di fondo rimane ancora irrisolto: dopo la probabile disfatta dei Tory alle elezioni del 4 luglio, a meno di clamorosi colpi di scena che però non sembrano essere all’orizzonte, quale sarà il futuro del Partito Conservatore? C’è da aspettarsi che Rishi Sunak rinunci alla leadership di fronte alla straripante vittoria laburista. In molti prevedono che possa addirittura rinunciare anche al seggio parlamentare. “Rishi mollerà tutto. Sarei sorpreso se fosse ancora parlamentare a Natale”, è la dichiarazione di un membro Tory. In tutto ciò continuano a circolare voci relative a una possibile offerta di lavoro da parte di Blackstone, società di investimento statunitense.

La battaglia per la sua successione animerà il dibattito della politica britannica per i prossimi mesi, mentre il Partito Conservatore sarà chiamato a decidere se rimanere al centro o tornare a destra. Le attuali elezioni sembrano essere laceranti e imprevedibili per le sorti delle leadership del partito. Tendono a portare allo scoperto tutte le varie litigiose correnti dei Tory, che invece di solito si scontrano dietro le quinte. Il partito Tory è diventato sempre più ingestibile da quando David Cameron annunciò la sua intenzione di tenere un referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione europea. Un passo compiuto per placare l’ala destra ed euroscettica del partito, principalmente raggruppata sotto il famigerato European Research Group. Un gruppo che si rivelò poi terreno fertile per l’ondata euroscettica, che ha trasformato il partito dalle sue radici libertarie e pro libero mercato degli anni ’80 sotto Thatcher verso un populismo di estrema destra, anti-immigrazione e anti-Ue.

Sono stati diversi i protagonisti chiave di questo cambiamento, a partire da Jacob Rees-Mogg e Boris Johnson (i due principali promotori della Brexit) fino a Michael Gove (segretario di Stato per le pari opportunità), Liam Fox (ex segretario di Stato per il commercio internazionale), Priti Patel (ex ministro di Stato per il lavoro), Steve Baker (ministro di Stato per l’Irlanda del Nord) e Daniel Hannan (storico europarlamentare Conservatore). Questo gruppo di “enfants terribles” si è rivelato impossibile da tenere sotto controllo nel contesto di una democrazia moderna. A dimostrarlo sono state le tormentate elezioni per la leadership post-Brexit, con Theresa May che vinse solo perché tutti gli altri rappresentanti delle fazioni pro-Brexit più radicali o del campo One Nation si annullarono a vicenda nelle lotte interne. Ogni volta che le aspirazioni politiche dei brexiteer si sono scontrate con la realtà politica ed economica – dagli accordi commerciali internazionali, al deficit di bilancio, alle difficoltà di gestire un’amministrazione pubblica – questi si sono scagliati contro il primo ministro e lo hanno accusato di non essere abbastanza pro-Brexit. Spesso si rimprovera Bruxelles di vivere in una bolla, ma dal 2016 Westminster è stata quasi completamente isolata dalla realtà del paese.

A questo punto ci si chiede quale sarà il futuro del gruppo euroscettico e dei Conservatori One Nation. La leadership Tory viene solitamente decisa dai parlamentari – che selezionano i due candidati finali – e dai membri del partito, che tendono più a destra, e determinano poi il segretario. Ci sono già diversi nomi che vengono menzionati a Westminster come potenziali sostituti di Rishi Sunak. Tra i potenziali contendenti dell’ala destra sostenuti dai parlamentari ci sono il ministro dell’interno in carica e alcuni suoi predecessori: Suella Braverman, Priti Patel e James Cleverly. Gli artefici, in partica, del piano di deportazione degli immigrati in Ruanda.

Tra coloro che potrebbero lanciare la propria candidatura ci sono anche figure più centriste come Penny Mordaunt (leader della Camera dei Comuni), Grant Shapps (segretario di Stato per la Difesa) e Tom Tugendhat (ministro per la sicurezza). Molto dipenderà da chi riuscirà a cavarsela alle prossime elezioni. Alcuni rischiano di non candidarsi se dovessero perdere i loro seggi: i collegi elettorali di Mordaunt e Shapps sono diventati contendibili rispetto alle ultime elezioni. Nel caso i pezzi da novanta non dovessero essere rieletti, la strada potrebbe essere spianata per i moderati meno conosciuti come Victoria Atkins (segretaria alla sanità).

Sullo sfondo c’è un’altra domanda: dopo le elezioni i Tory guarderanno al centro o a destra, magari facendo asse con il partito Reform UK di Nigel Farage? Un’ulteriore possibilità suggerita da funzionari del partito Tory è che l’ex primo ministro Boris Johnson – l’artefice della vittoria dei Conservatori nel 2019 – possa tornare attraverso un’elezione suppletiva. Non a caso nel 2023, durante il suo discorso di dimissioni, aveva lasciato intendere di essere pronto a tornare al suo aratro (come Cincinnato) e di prepararsi al ritorno. Gli ultimi nove anni sono stati tra i più imprevedibili e travagliati nella storia del Partito Conservatore e Unionista. La sua stessa sopravvivenza dipenderà da come affronterà le tappe dei prossimi anni.

Natale Labia

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