L'intervista
Dagli investimenti pubblici nasce sviluppo economico: la politica del PNRR ne è la dimostrazione

La storia dello sviluppo economico è intrecciata agli investimenti pubblici. Ma, senza scomodare Keynes, per verificare, anche oggi, gli effetti degli investimenti pubblici sull’economia reale, basta considerare il più recente indicatore: il PNRR! Dalle infrastrutture ai monumenti, sono centinaia i cantieri aperti e migliaia i lavoratori occupati.
L’Ufficio Parlamentare del bilancio ne valuta l’effetto in un incremento, nel 2025, di un punto di Pil. Viste le recenti previsioni ISTAT (+0,8%), c’è da chiedersi quale sarebbe il dato in assenza del volano degli investimenti pubblici. Nel caso degli Enti locali, in particolare i Comuni – per la ingente quantità di risorse impiegate, la tipologia degli investimenti, le tempistiche contingentate, la rendicontazione stringente – si è trattato di un obbligato salto di qualità rispetto alla tradizionale capacità di gestione dei fondi e di programmazione delle opere pubbliche. Si obietta che il PNRR è una eccezione: a breve finirà, lasciando solo spese aggiuntive e un vuoto di risorse, con effetti depressivi sull’economia…
Gli investimenti pubblici sono insostituibili
Ma proprio le ragioni che hanno ispirato la politica del PNRR – fare debito comune (”debito buono”!) per fronteggiare gli effetti depressivi della crisi pandemica e governare le transizioni epocali che stiamo vivendo, energetica, ambientale e sociale – dimostrano che gli investimenti pubblici sono insostituibili. Nei processi di innovazione, nella ricerca, nella correzione degli squilibri territoriali e sociali, senza l’innesco degli investimenti pubblici il motore non si accende. Chi, ad esempio, conosce Napoli, può ben capire come, senza l’intervento di investimenti pubblici, non sarebbe stato possibile realizzare il collegamento metropolitano tra l’aeroporto e il porto, o recuperare il complesso monumentale del Real Albergo dei poveri, o ancora abbattere le vele di Scampia per fare posto a un grande intervento di edilizia sociale.
L’impatto
Certamente, come dimostrano gli esempi appena fatti, l’impatto degli investimenti pubblici è direttamente proporzionale alla loro qualità e alla portata incrementale delle opere e dei servizi realizzati. Vi sono campi prioritari dove l’effetto degli investimenti pubblici può fare da vero moltiplicatore di sviluppo. Il primo è quello delle infrastrutture (mobilità, aree attrezzate, logistica, ecc.). Un secondo è quello della rigenerazione urbana. I grandi piani di recupero, riqualificazione e valorizzazione di aree urbane che ridisegnano le città sono attrattori di investimenti privati e di incremento di consumi. Un terzo è rappresentato dall’aumento di servizi. Sport (palestre, piscine, palazzetti), cultura (teatri, mostre, concerti).
Non c’è dubbio che tutto ciò abbia bisogno di un flusso di risorse rilevante e costante. Va, quindi, ampliata la dotazione di strumenti finanziari ad hoc ai quali i Comuni possano accedere senza troppi intoppi o difficoltà burocratiche (fondi immobiliari, green bond…). Nel momento in cui l’impatto del pubblico sull’economia reale sembra affidato a una insana politica dei dazi, certamente depressiva per chi ne è colpito, è molto opportuno reagire con una politica attiva di investimenti che, al contrario, ha un effetto espansivo per tutti, e non solo per chi li promuove.
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