Gennaro
Napoli, dopo la metro la città si è fermata. Alla ricerca di rinnovamento e di una mobilità innovativa

Non c’è nessuna città che abbia investito così tante risorse economiche e culturali per rendere la propria metropolitana attrattiva come Napoli. Le stazioni dell’arte sono il più grande “museo obbligatorio” del mondo da oltre 100mila utenti al giorno. Un progetto visionario che ha dato lustro alla città, slegandola da un folklore spesso asfissiante. Il grande ridisegno della mobilità partenopea si è però fermato qui. Se è vero che arte e architettura sono un grande fattore di richiamo turistico, ciò che rende attrattivo un luogo per nuovi abitanti e lavoratori è la frequenza e capillarità dei trasporti.
Tutti i dati a disposizione mostrano come la mobilità partenopea, soprattutto verso la provincia, non sia un’alternativa affidabile. Oggi chi vuole vivere a Napoli è costretto all’acquisto di un mezzo privato, contro ogni trend di tutte le metropoli occidentali. Un costo occulto per famiglie e imprese, che si scarica sulla produttività e sulla qualità di vita di tutti. È necessaria una nuova visione politica sul trasporto.
Quanto fatto finora, metrò a parte, non basta perché portato avanti con mentalità e metodi vecchi, mirando a conservare e non a innovare. Tuttavia Napoli è attrattiva quando spariglia, quando meraviglia: non quando si chiude in sé stessa, aspettando un treno che rischia di non passare mai.
© Riproduzione riservata