Ambrogio
Qualità della vita, Milano brilla nella categoria Affari e Lavoro. Ma per diventare una vera metropoli non basta
No, non è stato detto tutto sulla recente classifica del Sole 24 Ore sulla qualità della vita nelle province italiane che ha acceso i riflettori sulla performance di Milano. Come si sa, il capoluogo lombardo con la sua estensione territoriale si è piazzato al 12esimo posto, ma è bene analizzare i parametri con una visione non condizionata dalla retorica della politica che riduce tutto ai tratti superficiali, buoni per la propaganda, e dare uno sguardo attento a certi sotto-indicatori.
I punti di forza
Milano brilla nella categoria Affari e Lavoro, confermandosi motore economico del paese. La città continua ad attrarre investimenti, ma se il suo punto di forza è la media, alcune posizioni nelle singole voci dovrebbero suscitare qualche riflessione. È – ad esempio – 33esima nel tasso di mancata partecipazione al lavoro, che misura la disponibilità a lavorare, un dato che meriterebbe una analisi approfondita per una realtà territoriale che dell’offerta e della propensione al lavoro ha fatto perfino la sua leggenda. È terza per quanto riguarda i laureati tra 25 e 39 anni: un dato certo non allarmante, ma che fa un po’ a pugni con dimensioni e fama dell’offerta universitaria e ancor più con la vocazione alle carriere di alto livello. È superata solo da Trieste nel numero di startup innovative, ma fa registrare uno sconfortante 56 esimo posto per quantità di imprese sociali, malgrado una storica e consolidata tradizione solidaristica del capoluogo.
Ambiente e Servizi
Il fatto è che nell’ansia da competitività si è finiti per pensare che lo sviluppo economico e finanziario di un’area metropolitana possa andare per conto suo, senza incrociarsi con altri bisogni. Il lavoro e la mobilità – soprattutto quella immediatamente extraurbana – non sono temi distinti, la rigenerazione urbana ha a che fare con i flussi finanziari, con le spese di energia e i costi degli alloggi, le politiche ambientali impattano sulla spesa sociale. Se è vero che nella macrocategoria Ambiente e Servizi Milano ha guadagnato 36 punti, è anche vero che è 106esima per superamento della soglia di concentrazione di PM10, 96 esima per energia da fonti rinnovabili . Non ha capito nulla, poi, chi pensa che una metropoli non venga condizionata dalle dinamiche della giustizia. Milano è 46ª per durata media dei processi civili: quanto basta per ingessare interi ambiti economici.
Giustizia civile
Chiamate in causa sono le scelte strategiche di Milano. Le politiche di scelta di fonti energetiche, gli investimenti in mobilità estesa, la riqualificazione urbana, i collegamenti extraurbani diffusi, con un’attenzione particolare ai quartieri periferici e ad una sinergia funzionale con gli altri centri dell’area metropolitana. Riguardo la Giustizia civile, sarebbe ora che da Milano partisse un’iniziativa serie e robusta. L’autonomia, qualsiasi forma essa abbia, dall’idea di città stato a quella di regioni con sempre maggiori pertinenze, non può permettersi di andare a sbatter contro un sistema giudiziario centralista, contro un potere autoreferenziale se non ideologico che fa poco i conti con la realtà. Se la legge è legge, la differenza la fanno l’apparato che la amministra e il realismo delle interpretazioni.
Le potenzialità restano enormi, dal dinamismo economico al capitale umano, dalla propensione all’innovazione, alla vocazione internazionale a una varietà di economie sul territorio. Ma serve una spinta tanto ambiziosa quanto pragmatica. La strada per essere ai vertici in Italia e in Europa è lastricata di altre sfide complesse come il caro-casa e in questo il ruolo di compensazione del cosiddetto hinterland andrebbe reso strutturale: lo scollamento tra la città e il resto della provincia – laddove invece sarebbe indispensabile una rete tra comuni con una serie di obiettivi davvero condivisi – è un problema. La città metropolitana è un processo complesso, inclusivo, che crea compensazioni strategiche, ma che richiede visione e impegno. E di non crogiolarsi su qualche primato scintillante. E ad ogni passo c’è sempre la solita trappola: l’ideologia, la propaganda, la considerazione che il senso di amministrare sia mettere bandierine. Roba che con una realtà davvero metropolitana non deve avere nulla a che fare.
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