In questi giorni ho letto articoli e commenti sul vino prodotto in Gran Bretagna, la cui qualità sembra essere arrivata a punte di eccellenza. Bene per gli inglesi e per gli appassionati della buona tavola, mi sono detto, ma ho approfondito e la notizia in fondo in fondo non è poi così a lieto fine.

La rinnovata qualità del vino inglese, infatti, è favorita dal cambiamento climatico che in Oltremanica ha portato all’aumento della superficie dei terreni coltivati a vite del 20% all’anno. Intanto nel sud d’Italia si diffonde la coltivazione di piante tropicali, mentre in Valtellina negli ultimi dieci anni il numero di piante d’ulivo messe a dimora è passato da zero a circa 10 mila unità.

Il buon vino imbottigliato a Londra e l’olio extravergine prodotto nei frantoi di Sondrio c’entrano col fatto che i mesi di luglio e agosto appena passati sono stati di gran lunga i più caldi mai registrati nella storia dell’umanità? Decidiamo che è un evento naturale, inarrestabile e inevitabile e che non ce ne importa niente? Io no. I dati sono chiari: è possibile e doveroso fare in modo che non siano le attività dell’uomo a cambiare il clima del nostro pianeta e a provocare non solo nuove eccellenze culinarie, ma anche e soprattutto drammatici e improvvisi cataclismi. La continua immissione in atmosfera di anidride carbonica è la principale causa del cambiamento climatico. Le emissioni globali di CO2 provenienti dal settore energetico hanno raggiunto il nuovo record di 37 miliardi di tonnellate nel 2022, l’1% in più rispetto al livello pre-pandemia, e sono destinate a nuovi picchi questo decennio. Se qualcuno volesse approfondire il tema suggerisco la sezione dedicata sul sito della UE. La necessità di trasformare il sistema energetico globale e azzerare le emissioni da gas serra non è mai stata così forte.

Una politica coraggiosa

Anche a Segrate, città dell’Est Milano dove vivo e sono sindaco dal 2015, gli impatti dei cambiamenti climatici sono sempre più frequenti e gravi e gli avvertimenti della natura sui pericoli dell’attuale percorso sono diventati più forti che mai. Mentre sto scrivendo la tempesta Ciran, uno dei cicloni extratropicali più intensi di sempre, si è abbattuta anche in Lombardia e in Italia provocando allagamenti e morti. Noi sindaci indirizziamo i nostri sforzi nella riforestazione urbana, nella ricerca di tecnologie a energia pulita come il fotovoltaico, nell’efficientamento e modernizzazione degli impianti energivori e inquinanti esistenti, ma queste politiche da sole non sono sufficienti a garantire un’inversione decisa di rotta. Occorre una politica nazionale ed europea molto più coraggiosa e determinata. Occorrono nuove grandi reti infrastrutturali, più intelligenti e riconvertite; l’utilizzo di carburanti a basse emissioni; tecnologie per la cattura della CO2 dalle ciminiere e dall’atmosfera; individuazione delle aree da dedicare alle energie rinnovabili senza nuovo consumo di suolo.

Emissioni zero, entro il 2030

La cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio del carbonio (CCS), la diffusione dell’idrogeno e dei combustibili a base di idrogeno e della bioenergia sostenibile, sono fondamentali per raggiungere emissioni nette pari a zero. Sono necessari progressi rapidi entro il 2030, anche in termini regolatori. La recente ondata di progetti annunciati per CCS (al lego di Ravenna, per esempio) e idrogeno è incoraggiante, anche se mancano ancora certezze su molti investimenti ed è indispensabile un maggiore sostegno politico per raggiungere gli obiettivi ambientali. Il settore energetico sta cambiando più velocemente, ma c’è ancora molto da fare e il tempo stringe. Voglio però essere ottimista: è uno sforzo che arriverà non solo dalla spinta per il raggiungimento degli obiettivi climatici, ma anche da ragioni economiche sempre più forti a favore dell’energia pulita, dalla creazione di nuovi posti di lavoro e dalle opportunità industriali che accompagnano questa transizione energetica. Occorre un impegno politico deciso e unitario di fronte alla sfida più grande e importante del nostro tempo. Noi sindaci stiamo già facendo la nostra parte perché le generazioni future ricordino chi oggi ha agito per loro. Nei libri di storia i nostri nipoti studieranno un capitolo intitolato “La Rivoluzione energetica”.

Paolo Micheli

Autore

Sindaco di Segrate