In raffinata, rinnovata veste grafica, con pregevole introduzione di Luigi Marco Bassani, torna in libreria il capolavoro dell’economista e filosofo libertario americano Walter Block, ‘Difendere l’indifendibile’, per Liberilibri.

Inizialmente apparso negli Stati Uniti nel 1976, tradotto e pubblicato in Italia dall’editore marchigiano a metà anni novanta, ‘Difendere l’indifendibile’ è un testo brillante, sarcastico, provocatorio ed essenziale. Essenziale specialmente in questi tempi in cui le forche vengono levate alte in cielo, reclamate, assieme alla galera, per chiunque appaia come vagamente eterodosso rispetto la vulgata istituzionale.

In questa poderosa difesa a testa bassa della libertà e della logica di mercato, unico luogo in cui è la volontà del singolo a determinare davvero bisogni, spazi ed esigenze, Block allinea in processione catartica i proscritti, i paria, tutte quelle figure in apparenza ripugnanti ed estromesse dalle latitudini per quanto periferiche del consesso sociale.

Stemma araldico della importanza di questa operazione editoriale, lo stesso prefatore, professor Bassani, il quale tempo addietro, per una corrosiva battuta su Kamala Harris apparsa sulla sua bacheca Facebook, è stato mediaticamente linciato, prima, dai soviet studenteschi e da quelli di giornale, e poi metaforicamente fucilato con l’apertura di un procedimento disciplinare dall’Università ove insegna.

Mentre non analoga riprovazione sembrano suscitare gli insulti rivolti alla Meloni da parte di dipendenti pubblici, o, ultimo in ordine di tempo, l’invito, sul social X, lanciato da un docente dell’Università di Perugia agli studenti che hanno effettuato un blitz nella sede romana di Confedilizia, ‘bravi studenti – ma la prossima volta spaccate tutto’. Doppio standard in purezza. Eppure, se l’estrema libertà di parola deve valere, valga per tutti, e non solo per alcuni a seconda della simpatia politica.

Block, tra i vari aspetti, affronta anche il delicatissimo tema della libertà di espressione, in una intera sezione del volume: in particolare, si segnala un capitolo incentrato sulla figura di chi al cinema o in un teatro affollato urla ‘al fuoco!’, autentica pietra angolare su cui dottrina costituzionale e giurisprudenza americane hanno cesellato la libera espressione e i suoi limiti, all’ombra del robusto scudo del I Emendamento.

E generalmente, si insegna, alcune frasi enunciate esplicano quasi la virulenza di un atto di aggressione, non arricchendo il dibattito ma finendo soltanto per propugnare violenza.
In realtà, un’opinione, per quanto discutibile o estrema, dovrebbe essere contrastata non in via coercitiva, perché quando si azionano meccanismi statali repressivi, in genere sloganistici e attivati secondo convenienza, gli stessi si muovono secondo bias politici non garantendo neutralità.

E Block difende, tanto per rimanere al caso Bassani, la genuina libertà di insegnamento rovesciandone i presupposti e sostenendo la necessità di contestare il riconoscimento istituzionale di libertà accademica, la quale è soltanto graziosa concessione imposta dallo Stato: lo abbiamo visto nei casi citati, per alcuni la libertà viene riconosciuta come quasi infinita, per altri si palesano vincoli, limiti e punizioni non appena si esonda da una certa direttrice.

Block difende poi prostitute e pornografi, figure assai presenti anche nella attualità condita dalle polemiche su OnlyFans, siti porno e correlazioni tra sesso esplicito e violenza. Figure che sono sul mercato, offrono servizi richiesti, senza esercitare alcuna violenza, tanto ciò vero che anche il nostro ordinamento, ipocritamente, non sanziona la prostituta o il film porno, ma tutto ciò che vi ruota attorno, lasciando dette attività in una area grigia.

Esattamente come gli speculatori, tanto aborriti dal senso comune ma la cui funzione segnaletica di debolezze di un dato sistema economico è da sempre utilissima. Se si vuole difendere davvero la libertà, dobbiamo difenderla anche quando il suo manifestarsi non ci piace. Altrimenti non sarebbe libertà.