La legislazione europea è debole
Diritti umani, l’Ue faccia come l’Australia

Il 1° dicembre è stato un giorno importante per la protezione dei diritti umani nel mondo. Anche l’Australia ha adottato un meccanismo di sanzioni sullo stile del Global Magnitsky Act, che darà la possibilità al governo di sanzionare, attraverso il congelamento dei beni e il rifiuto del rilascio del visto d’entrata, non solo gli individui responsabili di gravi violazioni dei diritti umani e atti di corruzione ma, per la prima volta, anche i cyber criminali. Grazie a questa legge, per i violatori dei diritti umani, per i cleptocrati e per gli hacker che commettono crimini informatici minando la sicurezza nazionale, diventerà ancora più difficile spostarsi in modo sicuro e investire il loro denaro sporco al fine di acquisire maggior potere e influenzare le politiche interne dei Paesi democratici.
Sono ormai passati dieci anni da quando è stato introdotto questo concetto sanzionatorio rivoluzionario, che ambisce a promuovere la responsabilità degli individui sui diritti umani nella politica estera e che cambia completamente la natura delle sanzioni. Il concetto cardine attorno a questo nuovo modello consiste proprio nel sanzionare l’individuo responsabile di gravi abusi, indipendentemente dai confini nazionali in cui questi si verificano. Ed è proprio la nozione di responsabilità individuale che si pone alla base dell’applicazione di tali sanzioni che, attraverso il diniego dei visti e il congelamento dei beni, vanno direttamente a colpire l’individuo che ha commesso gravi violazioni dei diritti umani e/o gravi atti di corruzione.
La legislazione Magnitsky mira, allo stesso tempo, a porre fine all’impunità che, con la complicità di molti governi, anche democratici, permette agli alti funzionari corrotti, agli oligarchi e agli autocrati di usufruire dei frutti dei loro abusi nei Paesi democratici. Quando, nel 2012, gli Stati Uniti adottarono la prima legislazione Magnitsky, l’obiettivo era quello di punire i responsabili della morte di Sergey Magnitsky, il legale russo anticorruzione morto nel 2009 dopo undici mesi di detenzione senza processo in una prigione di Mosca, in seguito alla denuncia di una frode fiscale su larga scala legata al Cremlino e che coinvolgeva funzionari di polizia, magistrati, ispettori del fisco, banchieri e organizzazioni criminali di stampo mafioso. Da lì, grazie a Bill Browder, imprenditore statunitense e assistito di Sergey Magnitsky, è partita una campagna per combattere l’impunità dei funzionari di Stato corrotti che si macchiano di gravi violazioni dei diritti umani, quindi per l’adozione di una legislazione che avrebbe concesso agli Stati Uniti di punire non solo i responsabili della morte del legale russo, ma tutti i responsabili di violazioni sistematiche dei diritti umani e gravi atti di corruzione nel mondo.
Nel 2016, dopo l’introduzione dello statunitense Global Magnitsky Human Rights Accountability Act, nasce una coalizione di Paesi che adottano legislazioni simili, come Canada, Regno Unito e di recente anche Unione Europea. Tuttavia, il regime sanzionatorio messo in atto dall’UE, il Global Human Rights Sanctions Regime, per quanto nato sul modello del Global Magnitsky Act, è tuttora imperfetto e, quindi, non pienamente efficace come altri, così come evidenziato anche da una recente risoluzione adottata del Parlamento europeo che ne chiede un rafforzamento. Nello specifico, questo meccanismo non contempla i crimini di corruzione che, come spiegato prima, sono intrinsecamente legati agli abusi sui diritti umani, necessita del voto unanime nell’approvazione delle sanzioni, cosa estremamente difficile data la mancanza di una politica estera comune tra i 27 Stati membri, inoltre, il suo processo di listing è poco trasparente ed esclude la partecipazione sia del Parlamento europeo che della società civile. La debolezza del Magnitsky Act dell’UE riflette, dopotutto, le debolezze di un’Unione che ancora esita davanti all’opportunità di mettere in atto azioni concrete per proteggere la democrazia e i diritti umani, in un momento storico in cui i regimi, al contrario, sanno bene come unire le forze per danneggiare i sistemi democratici.
La Fidu è da tempo impegnata nella campagna a favore della legislazione Magnitsky, sia sul piano nazionale che internazionale, e spinge per una corretta implementazione di questo strumento, affinché possa essere più recettivo agli input della società civile e più completo nella sua applicazione. In particolare, il sostegno della società civile, come Ong, giornalisti ed esperti, è essenziale non solo per il lavoro di raccolta di dati e di evidenze, ma anche per monitorare l’impatto di questo strumento. Cruciale è anche la collaborazione con altri Paesi: l’efficacia e la forza del Global Magnitsky Act dipendono dalla volontà e dalla collaborazione dei Paesi democratici che hanno come obiettivo comune la difesa dello Stato di diritto.
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