Sono le uniche attività rimaste al palo in questa fase di riaperture, avvenute o almeno programmate. Le discoteche, che da tempo lanciano il grido d’allarme per un settore in ginocchio a cause delle misure imposte dal contenimento del contagio da coronavirus, chiedono di poter ripartire, in sicurezza, per tornare a fare affari.

Oggi il caso sarà discusso nella riunione al Ministero della Salute tra il titolare del dicastero, Roberto Speranza, e gli esperti del Comitato tecnico scientifico. Lo stesso ministro ha però escluso una soluzione nel breve periodo: “Per ora di riaprire non se ne parla, ma potremmo programmare per luglio la ripartenza delle discoteche riservandole a chi ha il pass vaccinale, in modo da spingere giovani a giovanissimi a immunizzarsi”.

A sbloccare una situazione complicata potrebbe essere il pass vaccinale, strumento che pare mettere tutti d’accordo, dalle associazioni di categoria allo stesso ministro. Per il presidente di Silb-Fibe Maurizio Pica l’ingresso in discoteca potrebbe essere infatti riservato “a chi è vaccinato, a chi ha contratto il virus e ne è guarito, o presenta un tampone negativo eseguito nelle 36 ore precedenti”.

Più distante le posizioni invece sul tema del numero chiuso e del distanziamento. Il sottosegretario alla Salute Costa ieri al Tg2 pur ribadendo che le discoteche “vanno riaperte per ballare”, ha aggiunto che “non può essere il distanziamento quello che fa aprire”. Due, secondo Costa, i criteri a cui lavorare: “Il contenimento, quindi le capienze ridotte, e l’entrare in sicurezza. Credo che il criterio del green pass possa essere quello da applicare alle discoteche”.

Sentiti da LaPresse, alcuni gestori di noti locali sono scettici. Dall’Alcatraz di Milano, il patron dello storico locale, Lorenzo Citterio, dice: “Se arriva l’ok, siamo pronti a ripartire”. Ma il tema vero, dal suo punto di vista, è “il protocollo a cui sottostare: posso accettare la riduzione di capienza, ma deve essere consentito il ballo, non dover star seduti e distanziati. E poi quali regole adottiamo? Green pass? Tamponi? I tamponi, magari molecolari, hanno un costo, sono una barriera all’ingresso abbastanza alta”. Un ostacolo di fronte al quale “vaccino e green pass appaiono più ragionevoli”. 

Vuole chiarezza Francesco Susca, proprietario della discoteca Praja di Gallipoli, in provincia di Lecce che chiede di considerare i flussi turistici verso l’estero, in particolare verso i Paesi dell’Est. “I nostri giovani si spostano nei Paesi dell’Est per trascorrere le vacanze estive. Ci sono Paesi” in quell’area “in cui le riaperture sono possibili. In tal modo si pone il problema di eventuali contagi da ritorno”.

“Parlare di altri limiti non ha senso”, spiega a Open Giancarlo Bornigia, proprietario della discoteca romana Piper. “In Italia abbiamo già la normativa più restrittiva in Europa e riguardo le presenza consentite nei locali, che vengono da un fermo attività che dura dal 29 febbraio del 2020”, dice il presidente di Assointrattenimento Lazio, costola regionale di Confidustria del settore dei locali notturni.

Redazione

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