Nessuna scusa, nessuna marcia indietro e tantomeno nessuna possibilità di poter gareggiare alle Olimpiadi di Tokyo che si terranno quest’anno. Dopo l’archiviazione del procedimento penale per doping a carico di Alex Schwazer, ex marciatore italiano che nel 2016 risultò positivo per la seconda volta in carriera a un controllo antidoping, non si placano le polemiche sportive e giudiziarie. 

La decisione del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bolzano infatti non modifica il ‘no’ della World Athletics, la ex Iaaf, federazione mondiale della disciplina regina delle Olimpiadi. Per Schwazer infatti non ci sarà la possibilità di gareggiare fino al 2024, anno in cui scadrà la sua squalifica per doping. In una nota ufficiale la federazione ricorda che “il signor Schwazer non potrà partecipare a competizioni internazionali fino al 2024”.

La doccia gelata dalla World Athletics segue la durissima replica della Wada nei confronti del tribunale di Bolzano. L’agenzia mondiale antidoping infatti non vuole sentir parlare di “complotti” nei confronti del marciatore azzurro, definendosi su Twitter “inorridita per le molteplici accuse sconsiderate e infondate fatte dal giudice contro l’organizzazione ed altre parti coinvolte nel caso”.

La Wada ha ricordato come nel corso del dibattimento “ha fornito prove schiaccianti avvalorate da esperti indipendenti, che il giudice ha rigettato in favore di teorie prive di fondamento”, sottolineando anche come resterà ferma nel “sostenere tutte le prove fornite e rigetta fortemente le critiche diffamatorie contenute nella sentenza. Quando tutto il provvedimento sarà stato analizzato, la Wada considererà tutte le opzioni disponibili, incluse le azioni legali”.

Il gip del tribunale di Bolzano aveva scritto nell’ordinanza di 87 pagine di un sistema “autorefenziale” da parte di Wada e Iaaf, pronte ad impedire controlli dall’esterno al punto da produrre dichiarazioni false e porre in essere frodi processuali.

Per il gip Walter Perino i campioni di urina nel 2016 furono alterati per far risultare l’atleta positivo, un dato “accertato con altro grado di credibilità”. Dopo il controllo del primo gennaio 2016, le provette vennero analizzate nel laboratorio antidoping di Colonia, in Germania dove rimasero dal 2 gennaio 2016 fino al febbraio 2018. Una decisione che costò a Schwazer la partecipazione alle Olimpiadi di Rio de Janeiro in Brasile.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia