Dubai Porta Potty è l’ennesima pratica sessuale antica propinata alle nuove generazioni come normalità“. Secondo il giornalista Livio Varriale non ci sono dubbi, “lo scandalo è un esempio di come una pratica discutibile come la coprofagia venga sdoganata dalla rete e dagli influencer per un pugno di like“.

La rete internet è piena di video come questi, e non da ora, bensì da anni. E questo mi fa pensare che ci troviamo dinanzi ad un problema molto più grande del semplice scandalo che sta coinvolgendo il mondo dei social, soprattutto quello dei minori, bensì alla normalizzazione del fatto che è possibile farsi defecare in bocca per soldi”.

La presenza di contenuti simili nella rete è cospicua da tempo, secondo il giornalista “c’è un effetto mediatico simile alle mistery box del dark web dove gli influencer di YouTube sostenevano di comprare questi pacchi dalla rete oscura senza sapere cosa ci fosse dentro e facevano l’unboxing in diretta. Per un anno sono andati così, con contenuti fake e con l’effetto devastante di avvicinare i minori al dark web”.

In questo caso, però, “il rischio sarebbe più pericoloso visto che non si tratta di proporre una cosa non accessibile a tutti, ma mentalizzare i minori che chiunque può proporre atti del genere per fare questo è chiaramente un messaggio pericoloso“.

Da questa notizia si stanno articolando delle campagne di engagement su dei video che nulla hanno a che vedere con il fenomeno, che promettono di far vedere il contenuto illegale e invece propongono media decontestualizzati dall’argomento. Non solo video che approfittano del momento per racimolare più visite, ma c’è chi offre il video dietro pagamento e sta lucrando, truffando la gente.

La dinamica – secondo Varriale – è chiara e precisa: un influencer prende un video di coprofagia dalla rete, ci monta una storia dicendo che è stato girato a Dubai, seppur dall’audio sembrerebbe si tratti essere in lingua russa, e si arriva ad una escalation di indignazione mostruosa. Essendo in questo caso la coprofagia un atto sessuale, Tik Tok in primis e poi altri social, la stanno sdoganando anche tra i minori, bisognerebbe escluderla dal web come è avvenuto per la Bluewhale“.

Il problema, che deve essere sollevato, è quello che dietro questi giri di produzione c’è chi è costretto a farlo sotto costrizione per pochi spiccioli o vittima di violenza. “La verità è che nel mondo esistono cose indicibili, il problema non è se un pratica sessuale del genere la si faccia con consenso e a compensi del genere. Più che sollevare lo scandalo sulle modelle pagate, bisognerebbe calarsi in un mondo più atroce fatto di sfruttamento e traffico di bambini o di quello con donne, uomini, che vengono drogati e costretti a subire atti del genere. Il problema è che i social non possono essere un campo di approfondimento di tutto questo, perché il pubblico non ha la maturità per farlo e nemmeno la necessità se non di espandere fenomeni pericolosi che vanno a condizionare i minori”.

Avatar photo

Esperto di social media, mi occupo da anni di costruzione di web tv e produzione di format