A Dublino la situazione è incandescente dopo che alle 13.30 di giovedì un uomo sulla cinquantina ha accoltellato in un asilo nido tre bambini e due adulti, con una donna in gravi condizioni. La polizia ha subito precisato che non c’era un movente di tipo terroristico e le motivazioni dell’assurdo gesto erano ancora sotto indagine, ma nelle ore successive le speculazioni sulla nazionalità del sospetto si sono velocemente diffuse online ed è montata sui social network una rabbia così forte contro gli immigrati, che ha indotto qualche centinaia di persone a scendere per le strade e mettere a ferro e fuoco il centro città al grido di “Irish Lives Matter” (le vite degli irlandesi contano, parafrasando lo slogan statunitense sui “black”): il bilancio della notte tra incendi dolosi, scontri con la polizia e danneggiamenti parla di decine di milioni di euro di danni, 13 negozi saccheggiati, un tram e un autobus dati dalle fiamme, diversi agenti della polizia feriti e, al momento, 34 persone in stato d’arresto.

L’estrema destra a Dublino

In molti puntano il dito contro l’estrema destra irlandese e i social network attraverso cui la rivolta in città è stata incitata ed amplificata, con account radicali e xenofobi che – specie su X-Twitter e TikTok – facevano milioni di contatti. È stato lo stesso Drew Harris, il capo della “Garda”, la polizia irlandese, a dichiarare senza mezzi termini che persone radicalizzate dall’ideologia di estrema destra e dai social media “hanno sfruttato un crimine terribile” per scatenare il caos in città. “Sono scene che non si vedevano da decenni”, ha dichiarato in una conferenza stampa tenutasi ieri, precisando che “abbiamo assistito ad un fenomeno di radicalizzazione che è dirompente per la nostra società”. Sotto accusa quindi l’estrema destra irlandese, che già a gennaio aveva organizzato una marcia contro gli immigrati e che a settembre con duecento militanti aveva di fatto “sequestrato” per alcune ore i parlamentari, impedendo loro di uscire fino all’intervento della polizia.

Le parole del premier Varadkar

Senza mezzi termini le parole di condanna di Leo Varadkar, il primo ministro irlandese. “Queste persone affermano di difendere i cittadini irlandesi” ma in realtà “mettono in pericolo” i “più innocenti e vulnerabili”, ha dichiarato venerdì, aggiungendo che “sono una vergogna per Dublino, una vergogna per l’Irlanda, una vergogna per le loro famiglie e per loro stessi”. E con la ferita delle elezioni olandesi ancora fresca e la recrudescenza della destra estrema francese di cui abbiamo parlato ieri su questa pagina, questa vicenda – sempre che non ci siano ulteriori strascichi in questo weekend – suona come più di un campanello d’allarme per tutta Europa.

Giornalista, genovese di nascita e toscano di adozione, romano dai tempi del referendum costituzionale del 2016, fondatore e poi a lungo direttore di Gay.it, è esperto di digitale e social media. È stato anche responsabile della comunicazione digitale del Partito Democratico e di Italia Viva