Qui si intrecciano due storie molto diverse, e sta un po’ alla sensibilità del lettore saperle ricongiungere. Di cosa parla dunque “Disertare” di Mathias Énard (Edizioni e/o, traduzione di Yasmina Mélaouah)? In un paesaggio nitido e brullo di macchia mediterranea compare un uomo stanco e sporco. È un anonimo soldato in fuga da una guerra indeterminata, e forse anche in fuga dalla propria violenza. Un incontro lo costringe a ridefinire la sua traiettoria e la sua idea del valore di una vita umana. Intanto nei dintorni di Berlino, a bordo di una piccola nave da crociera, l’11 settembre 2001, un convegno celebra Paul Heudeber, geniale matematico tedesco, sopravvissuto a Buchenwald, antifascista rimasto fedele alla Ddr nonostante il crollo dell’utopia comunista.

Énard sa creare in questo una forte tensione tra le due storie: emerge tutto ciò che è in gioco, in amore come in politica, tra impegno e tradimento, fedeltà e lucidità, speranza e sopravvivenza. E se, ieri come oggi, la guerra è la Storia in cammino, “Disertare” ci arma di immagini e congetture per decifrare le sue improbabili equazioni. Énard è uno scrittore potente, tra l’altro vincitore con un altro romanzo, “Bussola” (sempre e/o) del premio Goncourt.

Segnaliamo volentieri qui la prima puntata del podcast “Vagabondi”, reperibile su tutte le principali piattaforme, nella quale si parla di “Violenza” a partire appunto da “Disertare” di Mathias Énard e “Madelaine prima dell’alba”, il bellissimo romanzo di Sandrine Collette che abbiamo già recensito su queste pagine. In effetti in entrambi i romanzi la violenza fisica e morale è l’anima delle due storie che pure sono molto diverse; una violenza per certi aspetti ancestrale, raccontata magnificamente da questi bravissimi autori francesi.