È morto, a 99 anni, lo scrittore napoletano Raffaele La Capria. Tra gli autori più significativi del Novecento italiano, è stato protagonista di un’intenza attività di narratore e di saggista, modello e fonte di ispirazione per le successive generazioni di scrittori. Oltre al Premio Strega per il capolavoro Ferito a morte, ha vinto il Premio Campiello alla carriera nel 2001 e il Premio Viareggio per la narrativa. La notizia del decesso è stata data da Il Corriere della Sera.

Era nato il 3 ottobre 1922 ed era cresciuto nel palazzo Donn’Anna a Posillipo. Aveva vissuto la giovinezza sotto il fascismo. Dal secondo dopoguerra vissuto a Napoli era stato ispirato il suo primo romanzo, Un giorno d’impazienza, pubblicato da Bompiani nel 1952. Aveva sposato in prime nozze Fiore Pucci e in seconde Ilaria Occhini, ha avuto dalla prima la figlia Roberta e dalla seconda la figlia Alexandra.

La Capria viveva dal 1950 a Roma ma aveva sempre raccontato Napoli, “una città che ti ferisce a morte o t’addormenta, o tutte e due le cose insieme”. A Napoli aveva ambientato il suo capolavoro, Ferito a morte, che nel 1961 ha vinto il Premio Strega. Per la sceneggiatura di Le mani sulla città si era aggiudicato da sceneggiatore il Leone d’Oro al Festival del cinema di Venezia.

Per anni aveva scritto sulle pagine della cultura per Il Corriere della Sera. Nel 2001 si era aggiudicato il Premio Campiello alla carriera. Con L’estro quotidiano si era aggiudicato il Premio Viareggio per la narrativa nel 2005. Era stato anche traduttore per il teatro e sceneggiatore per registi come Rosi, Luigi Comencini, Lina Wertmüller. Le sue opere sono state raccolte e pubblicate in un volume della prestigiosa collana “I Meridiani” della Mondadori.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.