Nella maggioranza lo danno per certo. A Palazzo Chigi ci stanno pensando seriamente. Un rimpasto di governo dopo le elezioni europee è un’eventualità più che probabile. Un tagliando all’esecutivo per stringere un cordone di sicurezza attorno alla premier Giorgia Meloni. Che vuole arrivare indenne alla fine della legislatura, nel 2027. Ai piani alti del cerchio magico della presidente circola uno schema in cui si prevede la sostituzione di ben sette ministri e la nomina di due sottosegretari al posto dei dimissionari Vittorio Sgarbi e Augusta Montaruli, rispettivamente alla Cultura e all’Istruzione. A fare da acceleratore al processo del rimpasto sarà, appunto, il risultato delle europee dell’8 e 9 giugno prossimi.

Con una variabile in più rispetto agli scenari che venivano prospettati negli ultimi mesi. La mina sullo schema del tagliando di governo è il sorpasso di Forza Italia ai danni della Lega, accreditato ormai da più di un sondaggio. In ogni caso siamo davanti a un esito incerto, con i due partiti alleati di Meloni separati da circa un punto percentuale. Per questo motivo gli azzurri sono più dinamici che mai. Il partito è in salute e la sopravvivenza alla morte di Silvio Berlusconi è considerata alla stregua di un miracolo dalle parti di Fi. La conseguenza è una pax interna ai berlusconiani, che si sono ritrovati uniti sotto i buoni auspici dei sondaggi e con la guida di Antonio Tajani. I forzisti, insomma, sono pronti a chiedere più peso all’interno del governo.

Già si parla di “un riequilibrio in base ai risultati che usciranno dalle urne delle europee”. Un sorpasso, anche di misura, farebbe pendere inevitabilmente la bilancia verso Forza Italia. La prima richiesta di Tajani implicherebbe una modifica allo schema del rimpasto. Un progetto che prevedeva la sostituzione del ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin con un esponente di Fratelli d’Italia o della Lega. Scontata l’uscita di Pichetto Fratin, a lui dovrebbe subentrare un nome di Forza Italia. I nomi degli azzurri sono coperti, ma una carta potrebbe essere la nomina di un azzurro non vicino a Tajani. Esempi? Licia Ronzulli o Alessandro Cattaneo.

Ma Fi, in caso di sorpasso, punta ad aumentare il numero della sua pattuglia al governo. Nel mirino c’è la casella che potrebbe essere lasciata libera nel caso uno degli attuali ministri diventasse commissario europeo. I nomi che circolano sono quelli di Adolfo Urso, Giancarlo Giorgetti e Raffaele Fitto. Tre ministeri pesanti, che difficilmente potrebbero essere assegnati a uno degli azzurri. Meglio puntare sul ministero del Turismo, più alla portata per Fi. Nel caso di un rinvio a giudizio, anche la sostituzione di Daniela Santanché sarebbe considerata pressoché scontata. Con questo scenario Tajani potrebbe passare all’incasso.

Ma è abbordabile anche uno dei due posti da sottosegretario lasciati liberi dalle dimissioni di Sgarbi e Montaruli. In caso di sorpasso, un altro probabile uscente come il ministro della Pubblica Amministrazione Alberto Zangrillo potrebbe essere rimpiazzato da un compagno di partito di Forza Italia. Se l’ipotetico risultato deludente della Lega portasse a un cambio della guardia a Via Bellerio, con il tramonto della leadership di Salvini, sarebbe ancora più urgente un rimpasto per ricambiare la rappresentanza governativa della Lega in ottica non salviniana. Come pure una performance di Fratelli d’Italia al di sotto delle aspettative, spingerebbe Meloni a cambiare uomini per dare nuovo impulso all’azione del governo.

Insomma, tutte le strade portano al rimpasto. E in bilico c’è anche il titolare della Giustizia Carlo Nordio, che però potrebbe essere sostituito con un politico di Fratelli d’Italia. Ma la notizia è l’attivismo di Forza Italia. Che per le europee ha stretto un accordo con Noi Moderati e punta anche ad aprirsi al civismo, a caccia del voto centrista e moderato al di fuori del perimetro del centrodestra. L’obiettivo dichiarato di Fi è la soglia del 10%, che praticamente assicurerebbe il sorpasso ai danni della Lega di Salvini. Intanto Forza Italia alla Camera punta a far slittare il voto sull’Autonomia cara ai leghisti. Mentre gli azzurri vogliono anche la presidenza della Rai con Simona Agnes, la cui nomina sarà votata in Commissione Vigilanza dopo le europee, tra le resistenze della Lega.