Si chiama ecobonus l’ultimo disastro firmato dal Movimento Cinque Stelle. E pensare che l’ex premier Mario Draghi l’aveva detto che stavano approvando una riforma che si sarebbe rivelata fallimentare. È brutto dire “io ve l’avevo detto”, è opportuno dirlo ora. La Guardia di Finanza di Napoli, infatti, ha eseguito un provvedimento di sequestro preventivo, emesso dal gip del capoluogo partenopeo, per circa 186 milioni di euro di crediti d’imposta relativi ai cosiddetti “bonus facciate”, “ecobonus” e “ristrutturazioni edilizie”.

Nel mirino degli inquirenti sono finte le province di Roma, Latina, Caserta e Napoli. Gli investigatori hanno fatto luce su “un sistema fraudolento” basato sulla creazione di falsi crediti d’imposta in capo a società e persone fisiche collegate agli organizzatori della frode, a fronte di lavori mai eseguiti: tali benefici fiscali, in maniera diretta o frazionata mediante cessioni intermedie, sarebbero poi stati venduti a un istituto finanziario, permettendo all’associazione delinquenziale di monetizzare oltre 16 milioni di euro.

I finanzieri hanno ipotizzato l’inesistenza dei crediti sulla base di accertamenti svolti sugli immobili (che non sarebbero stati ristrutturati e, in alcuni casi, anche in evidente stato di abbandono); sui titolari dei crediti, che avrebbero comunque dovuto sostenere esborsi – dal 10% al 50% dell’importo totale della spesa – totalmente incompatibili con le loro capacità patrimoniali e reddituali, e sulle società, che avrebbero dovuto eseguire i lavori ma che, in realtà, si sono rivelate prive di capacità economiche e imprenditoriali. Che i grillini non ne abbiano azzeccata una è cosa risaputa. Basta guardare che fine ha fatto il reddito di cittadinanza, nato come misura di assistenzialismo per aiutare le persone più povere e finita nelle tasche di chiunque.

Proprio dalle colonne di questo giornale, in tempi non sospetti, avevamo mostrato perplessità rispetto alla creazione di questi bonus per l’edilizia. Riproponiamo le considerazioni dell’esperto. Il meccanismo del bonus è fortemente distorsivo per diverse ragioni:
1. Eliminando ogni conflitto di interesse tra proprietari di immobili e imprese edili (attivando cioè il fenomeno del terzo pagante) ha indotto un aumento artificiale dei costi e quindi dei prezzi dei materiali da costruzione (il prezzo del ferro è aumentato del 226,7% rispetto all’anno scorso);
2. Il carattere temporaneo del provvedimento incentiva comportamenti speculativi del tipo mordi e fuggi;
3. Favorisce l’ingresso nel mercato di imprese inefficienti con effetti sulla qualità delle ristrutturazioni;
4. Favorisce i contribuenti più ricchi concentrandosi nelle categorie catastali più elevate, laddove cioè il beneficio dell’investimento è più alto, rispetto all’edilizia popolare (tre castelli hanno beneficiato di sussidi di oltre un milione di euro). L’effetto è un aumento delle rendite urbane che se non accompagnato da piani regolatori e da una riforma del catasto (già richiesta da Bruxelles) si traduce in un mero trasferimento di ricchezza sociale a vantaggio dei proprietari immobiliari più ricchi. In una città come Napoli, in cui il mattone è da sempre l’unica fonte di ricchezza, gli incentivi potrebbero segnare una nuova stagione di speculazione edilizia. Ecco, l’avevamo detto…

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.