L’ Aula di Palazzo Madama ha approvato ieri il testo licenziato dal governo ad agosto e che contiene misure da 17 miliardi di euro di sostegni a famiglie e imprese che ora andrà alla Camera. Si sblocca anche la modifica del superbonus: l’intesa prevede che nella cessione dei crediti edilizi la responsabilità in solido scatti per le banche e per gli intermediari finanziari “in presenza di concorso nella violazione” con “dolo e colpa grave”. L’accordo sul testo si è tradotto in numeri: il via libera in Senato al dl è arrivato con 182 i voti favorevoli e 21 astenuti.

Le misure principali vanno dal bonus sociale bollette al bonus psicologo. Il decreto contiene misure da 17 miliardi di euro di sostegni a famiglie e imprese e un pacchetto di interventi in ambito lavorativo. Per i fragili e i genitori di figli fino a 14 anni c’è la proroga a fine anno del diritto allo smart working che era scaduto in estate e non era entrato nel provvedimento originale. Via libera anche alla prosecuzione del superbonus: la norma è stata approvata con 211 voti favorevoli, nessun contrario e 1 astenuto. Sul fronte bollette, viene esteso agli ultimi mesi dell’anno il bonus sociale per luce e gas (con allargamento dell’Isee a 12mila euro), l’azzeramento degli oneri di sistema per il quarto trimestre e dell’Iva al 5% sul gas. Viene inoltre potenziato per il secondo semestre 2022, l’esonero sulla quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico del lavoratore.

È accresciuta a 25 milioni la dotazione per il bonus psicologo introdotto dal Milleproroghe e che si richiede all’Inps e che vale un massimo di 600 euro. Raddoppiata (da 79 milioni di euro a 180 milioni) la dotazione 2022 del fondo di agevolazione per l’acquisto di abbonamenti sui mezzi pubblici. Inoltre sul fronte occupazionale, i precari assunti dalle amministrazioni per l’attuazione del Pnrr potranno essere stabilizzati. Scompare la qualifica del ‘docente esperto’ che tanto aveva fatto discutere; rimane solo l’incentivo economico. Nasce infine il Copasir ‘provvisorio’. All’inizio di ogni legislatura e fi no alla nomina dei nuovi componenti del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, le relative funzioni sono esercitate da un Comitato provvisorio costituito dai membri del Comitato della precedente legislatura che siano stati rieletti in una delle Camere. Sul fronte dei partiti si registra intanto qualche schermaglia in più nel centrodestra: è il segno che i dati dei sondaggi si vanno consolidando e iniziano a pungere nel vivo soprattutto la Lega, che nel successo della coalizione può trovarsi sconfitta. Ecco quindi che Giorgia Meloni e Matteo Salvini tornano a incrociare il fioretto. I due alleati di centrodestra si dividono sullo scostamento di bilancio. In vista del decreto che venerdì il Consiglio dei ministri approverà per aiutare le famiglie ad affrontare la crisi energetica, Salvini chiede uno stanziamento ingente. «Si devono mettere sul tavolo 30 miliardi a debito adesso», dice il leghista che si chiede perché Meloni tentenni.

La leader di Fratelli d’Italia è contraria allo scostamento di bilancio e ritiene che si possano sgravare le bollette senza incrinare l’equilibrio dei conti pubblici. Ma anche il centrosinistra si divide. Il segretario del Pd Enrico Letta mette in chiaro che l’alleanza con Sinistra Italiana e Verdi è solo di natura elettorale. «Non governeremo insieme», dice Letta. Risentita la replica: «Così il segretario del Pd ci fa dispiacere», dice Angelo Bonelli dei Verdi. Ma le infrastrutture, termovalorizzatori e rigassificatori, li tengono distanti. «C’è un Italia del Sì, che dice che si possono e si debbono realizzare opere strategiche a far correre il sistema Paese, e una Italia del No, che si oppone a tutto», schematizza per il Riformista l’on. Raffaella Paita, candidata al Senato per Italia Viva-Azione. «Ma c’è anche un fronte intermedio, quello del Nì. Nicchiano su tutto, protestano a Piombino contro il rigassificatore, tengono fermi i rifiuti a Roma e nel Lazio: sono quelli del Pd», accusa Paita. Di energia, di dialogo per la pace e di ricostruzione hanno parlato ieri mattina Volodimir Zelensky e Mario Draghi al telefono. «Ci auguriamo che l’Italia continui a darci il suo supporto», ha confidato il premier ucraino. Giorgia Meloni si affanna a ribadirlo. Federico Mollicone lo ribadisce ai microfoni del Riformista Tv: «Sanzioni dure contro la Russia e armi all’Ucraina anche con nostro governo, senza ombra di dubbio».

Dal Pd c’è qualche sopracciglio aggrottato. «L’atlantismo di Giorgia Meloni è tardivo e non mette la sordina alle posizioni di Lega e Forza Italia. Non è un caso che la caduta di Draghi arrivi quando annuncia l’emancipazione dell’Italia dal gas russo», dice Enrico Borghi, responsabile della sicurezza del Pd ed esponente del Copasir. Lia Quartapelle, responsabile Esteri del Pd aggiunge: «Oggi FdI si dichiara atlantista e trumpista. Ma questo stesso partito si allea in Europa con forze antieuropeiste e in Italia con forze ambigue nei loro rapporti con la Russia, in particolare per quanto riguarda il gas. Oggi il punto centrale è la guerra in Ucraina e il vero nodo è il conflitto tra sistemi democratici e autoritari. Il Governo gialloverde ha tentato di essere amico di Russia e Cina contro gli interessi nazionali. Il nostro sistema politico subisce il rischio di finanziamenti stranieri». Enrico Borghi rimprovera i leader di partito che vanno su Tik Tok: «È un errore. In questo modo si consegnano a Pechino migliaia di dati». E probabilmente si collezionano più brutte figure che voti.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.