Superbonus 110%: non c’è tempo per la conversione in legge, il Governo intervenga subito con un decreto correttivo. «Fatta la legge, trovato l’inganno», all’applicazione di questo «brocardo» non è di certo sfuggita la normativa relativa al bonus edilizio più vantaggioso della storia, il Superbonus 110%, capace di dare linfa vitale al settore edilizio, uno dei più sofferenti dalla crisi del 2007, con un aumento del PIL di ben sei punti percentuali garantendo, al contempo, benefici ambientali ed economici per i contribuenti, che possono eseguire interventi di ristrutturazione edilizia ed efficientamento energetico a costo zero.

La possibilità di godere di crediti erariali non è di certo sfuggita ai soliti furbetti che hanno dato vita a truffe ai danni dello Stato per centinaia di milioni di euro, beneficiando di crediti di imposta per interventi edilizi mai eseguiti o asseritamente eseguiti su edifici non esistenti. Per arginare il fenomeno, è intervenuto il Decreto Antifrode, che ha ampliato i poteri di controllo dell’Agenzia delle Entrate sulle cessioni di credito, sia ex ante che ex post, confermati dalla Legge di Bilancio 2022. Ciò però non è stato ritenuto sufficiente ad evitare la possibilità di abusi e frodi, ragion per cui il Governo ha introdotto una forte (e deleteria) stretta sulle cessioni di credito, consentendone una soltanto, con il discusso e discutibile art. 28 del Decreto Sostegni ter. Ma, volendo usare una frase idiomatica, è stata fatta di tutta l’erba un fascio.

A subirne le conseguenze sono state le imprese che lavorano nel rispetto delle norme dettate dal legislatore. L’impossibilità di cedere ulteriormente il credito ha gambizzato le imprese fornitrici operanti sul mercato, le quali avevano certezza di recuperare i fondi anticipati nel breve termine, consentendo alle stesse di cedere ulteriormente il credito e non dover anticipare totalmente gli ingenti importi necessari ai lavori. L’entrata in vigore del Decreto Sostegni ter ha scatenato le proteste di tutte le associazioni dei consumatori e degli imprenditori, scese in piazza per protestare contro una legge irragionevole e concretamente inibitoria dell’accesso al Superbonus.

Preso atto delle contestazioni sollevate su tutti i fronti, il Governo, a pochissimi giorni di distanza dall’entrata in vigore della norma, fa dietrofront, lavorando a un correttivo che dovrebbe essere oggetto di un nuovo decreto la prossima settimana, che prevederà di nuovo la cessione multipla del credito almeno per i soggetti vigilati dalla Banca d’Italia o soggetti interessati dalle regole antiriciclaggio, in quanto non c’è tempo per porre rimedio a questo guato attendendo la conversione in legge del decreto.

Resta però un gran problema di fondo che rischia di riverberarsi su qualunque novità legislativa: la mancanza delle risorse umane necessarie a svolgere tutti i controlli richiesti per evitare frodi e per rendere tutto l’iter procedimentale veloce. Difatti, da un lato, con un maggior numero di controlli svolti con più celerità, si sarebbe potuta riconoscere e bloccare una frode molto più facilmente che da controlli ex post, e dall’altro, con risorse umane adeguate nel numero, le risposte per le richieste di cessione del credito darebbero sicurezza per gli investimenti e tempi certi per il recupero degli stessi, con beneficio di tutto il sistema. Salvando così imprese e posti di lavoro.