Dopo Milano, Padova: ai seggi elettorali da ora si va in fila unisex, per non mettere ansia ai transgender, o meglio “per non creare difficoltà a quelle persone il cui aspetto non corrisponde al genere anagrafico indicato sui documenti ufficiali, ovvero di transizione”. Più che un piccolo passo verso l’uguaglianza, si può definire un grande passo verso la commedia dell’arte. Bisogna dire che il Generale Roberto Vannacci in Italia ha trovato l’America. Con il suo libro auto-pubblicato ha scatenato la furia auto-lesionista dei suoi avversari. L’opera del furbo militare è un bestseller del “lancio la pietra e nascondo la mano”. I suoi nemici, invece, scaraventano nell’agone pietra, mano e storiche baggianate. Non si era ancora spenta l’eco della trovata, concepita a Treviso, di esentare gli studenti musulmani dallo studio di Dante, per non turbarli con la collocazione di Maometto nell’Inferno. Decisione che rientra nel filone euro-surreale per cui Mary Poppins diventa peggio di una pornostar, e quindi va inibita ai minori per “linguaggio discriminatorio” poiché usa la parola “ottentotti” per indicare gli spazzacamini, e l’università di Cambridge abolisce il gravissimo termine coloniale “anglosassone”.

I due paradossi

La temperatura è questa. Ma la campagna della sinistra a favore del Generale e del partito che lo ospita sembra non avere confini. Dalla strategia della tensione degli anni ’70, con cui forze eversive miravano a favorire legge e ordine, mezzo secolo dopo si assiste alla strategia dell’esibizione, per cui presidi e sindaci, rettori e agenzie di critica cinematografica improvvisano uscite pirotecniche che d’incanto portano carbone al motore del “mondo all’incontrario”. Per questa via, il clima si accende sul nulla e si producono almeno due paradossi. Il primo è che i più celebri estremisti della patria e della razza paiono di botto pacati paladini del buonsenso. Il secondo è una vera eterogenesi dei fini. Se certe iniziative mirano all’inclusione, ottengono l’effetto contrario: creano una polarizzazione di tesi che aumenta distanze e conflitti. Il risultato è quello di un evidenziatore su un foglio bianco con cui la diversità viene ancor più rimarcata e sottolineata. Diventa problema. Diventa caso politico.

L’esibizionismo pseudo-progressista

È grazie alle file unisex, ai bagni gender e alla criminalizzazione di Dante e Mary Poppins, è grazie alla censura del linguaggio, al politically correct e alla cancel culture che tornano alla ribalta certi temi ampiamente superati nel sentimento popolare. L’Italia, almeno fino agli anni ’70, era seriamente malata di razzismo, omofobia, sessismo e anche rigurgiti neofascisti. Ma nei decenni, ha sviluppato robusti anticorpi: in ufficio o in fabbrica, per strada o in autobus, la vita scorre libera, naturale ed inclusiva, Così come il nostro Paese è solido nella cultura democratica e pluralista e nel suo anti-totalitarismo. A far ripiombare il dibattito nel clima primitivo delle origini sono certe fissazioni frutto di pura demagogia. Gli anticorpi, ora, bisognerà svilupparli contro questo nuovo esibizionismo pseudo-progressista.

Sergio Talamo

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