Per i vertici del Pd, quello delle liste delle europee, è un puzzle complicato da comporre. Secondo la minoranza dem, invece, la segretaria Elly Schlein sta mettendo a punto un golpe silenzioso. Esaurito il dossier delle regionali in Basilicata, al Nazareno si è aperto il fronte delle candidature in vista del voto di giugno.

La strategia

La leader ha in testa un mix tra nomi della società civile, tutti fortemente orientati a sinistra, e fedelissimi che l’hanno appoggiata all’ultimo congresso del partito. Il resto è grasso che cola. Una strategia che avrebbe come conseguenza immediata il rischio di rielezione per pressoché tutte le uscenti donne. Le europarlamentari che saranno retrocesse come posizione in lista, guarda caso, fanno parte del vasto fronte “riformista” che rappresenta la minoranza interna al Pd. Per comprende il gioco di incastri su cui sta lavorando la leadership, bisogna partire da quella che ormai è quasi una certezza. Ovvero che Schlein correrà in tutte e cinque le circoscrizioni, ma al terzo posto.

La soluzione

Dopo settimane di tentennamenti, questa soluzione offrirebbe alla segretaria la possibilità di mettere comunque la sua faccia sulla competizione, con l’intenzione di polarizzare lo scontro con la premier Giorgia Meloni, anche lei pronta a candidarsi. Allo stesso tempo Schlein potrebbe presentare la sua discesa in campo come una “candidatura di servizio” e mettersi al riparo dalle accuse di volere personalizzare il Partito Democratico. Tutti contenti? Per nulla. Perché oltre all’escamotage della candidatura in posizione numero tre, c’è la sostanza politica del piano della segretaria. Grazie alla regola dell’alternanza di genere e alla blindatura della leader al terzo posto, è pacifico che le prime due caselle saranno occupate da una donna e da un uomo. Cinque donne capolista, dunque. L’intenzione della dirigenza del Pd è quella di piazzare alcune personalità della “società civile”. Tutte con una forte connotazione a sinistra, per dare l’idea della discontinuità rispetto al passato, più o meno recente.

I nomi

Ma arriviamo ai nomi che circolano. Al Nord Ovest Schlein vuole schierare Cecilia Strada, ex presidente di Emergency, figlia di Gino, fondatore della Ong. Al Nord Est la segretaria sogna l’immunologa dell’Università di Padova Antonella Viola. Il problema è che la studiosa, diventata un volto noto durante la pandemia, avrebbe fortissime riserve sulla corsa. Ed ecco la sostituta, sempre vicinissima a Schlein. La carta di riserva è Annalisa Corrado, responsabile ambiente della segreteria nazionale, ma soprattutto contraria al termovalorizzatore di Roma voluto dal sindaco Roberto Gualtieri. Perciò servirebbe mandarla in esilio lontano dalla Capitale. Dove invece dovrebbe correre – nella circoscrizione Centro – Marta Bonafoni. Bonafoni è consigliera regionale del Lazio, coordinatrice della segreteria Schlein, fedelissima della leader. Al Sud la carta preferita è la giornalista Lucia Annunziata, che si è dimessa dalla Rai in disaccordo con le scelte del governo sul servizio pubblico. Per le Isole la segretaria ancora non ha deciso su quale volto puntare. Con Schlein terza in lista, il secondo posto dovrà essere per forza appannaggio di un uomo. Anche qui, stando allo schema che circola tra i parlamentari e gli eurodeputati del Pd, non dovrebbe esserci spazio per la minoranza. Al Nord Ovest Schlein vorrebbe un altro outsider, il sindacalista dei pensionati Cgil Ivan Pedretti. Mentre al Nord Est c’è Alessandro Zan, deputato che ha legato il suo nome a un ddl che inasprisce le pene per i reati legati all’omotransfobia, tra i principali sostenitori della segretaria. Al Centro la prima scelta è l’ex governatore del Lazio ed ex segretario dem Nicola Zingaretti. Ma lui vorrebbe correre solo da capolista o come secondo di Schlein. L’alternativa è l’ex direttore di Avvenire Marco Tarquinio, “pacifista” contrario all’invio di armi all’Ucraina. Al Sud l’idea è quella di presentare il giornalista Sandro Ruotolo, componente della segreteria nazionale. Nelle Isole al secondo posto è data per certa la ricandidatura di Pietro Bartolo, fino al 2019 medico in prima linea nell’assistenza sanitaria ai migranti che sbarcano a Lampedusa.

In virtù di questo schema, diventa più difficile il bis per una serie di donne della minoranza interna, che scivolerebbero al quinto posto. C’è Pina Picierno, in corsa al Sud. Un collegio dove infuria la bagarre, perché i dem, complice la concorrenza del M5s, potrebbero eleggere solo tre europarlamentari. Nel Mezzogiorno dovrebbe candidarsi anche il sindaco di Bari Antonio Decaro, alle prese con la commissione del ministero dell’Interno che dovrà valutare infiltrazioni mafiose nel Comune del capoluogo pugliese. Tornando alle donne, è difficile la posizione di Alessandra Moretti al Nord Est. Irene Tinagli invece rischia la rielezione al Nord Ovest. Nella circoscrizione nord-orientale dovrà sgomitare Elisabetta Gualmini, di certo non vicina a Schlein. Nello stesso collegio, il governatore dell’Emilia Romagna e presidente del Pd Stefano Bonaccini è intenzionato a rifiutare la candidatura se non sarà schierato capolista. E ancora al Nord Ovest sarà penalizzata Patrizia Toia, un’altra donna di rito riformista. Dopo il pasticcio della Basilicata, Schlein vuole blindarsi con le europee. Nel frattempo in Basilicata il campo largo si fa un po’ più largo: ieri sera si è tenuta una conferenza stampa di Marrese e Chiorazzo, nella quale il secondo ha annunciato di ritirare la sua candidatura a Presidente e ha annunciato di sostenere il primo.