Una coalizione inedita, civica e riformista
Elezioni Matera: la città-laboratorio dove un pezzo di Forza Italia, centristi e Pd corrono insieme

La vicenda politica di Matera, dove si voterà per il nuovo sindaco il 25 e 26 maggio, è – nel suo piccolo – complicata e paradigmatica. “Uno svolgimento cupo con finale sorprendente”, si dice delle serie Netflix. Questa potrebbe avere un lieto fine. E va raccontata perché nel suo topos permette di analizzare da vicino un laboratorio particolare e di riflettere sui guasti, le involuzioni, l’autolesionismo di un centrosinistra che sembra studiare spesso tutte le strategie per perdere. E che stavolta, per iniziativa di un gruppo di giovani del posto, strappa il boccino alle segreterie dei partiti, a Roma, e trasforma la coazione a ripetere gli errori in una coalizione capace di trasformare l’esito del voto.
La storia
Un anno fa, al voto regionale per la Basilicata, «abbiamo organizzato le cose per perdere», ammette Salvatore Adduce, ex sindaco di Matera – quello che ne fece la Capitale europea della cultura – e già senatore del Pd. E per perdere, la gioiosa macchina da guerra del centrosinistra profonde sempre un certo impegno. I pasticci iniziarono quando si trattò di individuare un candidato per guidare la Regione. Ci fu l’improvvida – e precoce – indicazione di un candidato che si era intestardito per fare di quella corsa una scommessa personale. «Una fuga in avanti che poi non si riuscì a recuperare. Quando divamparono le polemiche quel candidato fu costretto a farsi da parte e all’ultimo secondo si chiese al presidente della provincia di Matera di candidarsi». Inutilmente. Chiudendo l’accordo fuori tempo massimo tra Pd, M5S, Avs, +Europa, la campagna elettorale partì in salita. Scoraggiando gli elettori e perfino alcuni tra gli alleati, tanto da spingere Azione e Iv verso l’appoggio al candidato di centrodestra, il governatore uscente Vito Bardi, che infatti venne rieletto. Una premessa, questa sul recente passato della Basilicata, che serve da lezione per guardare al futuro di Matera. «Serve conoscere questo passaggio per capire quale fosse lo stato d’animo di chi ha Matera nel cuore. E dopo il raddoppio dell’amministrazione di centrodestra alla Regione e cinque anni di guida pentastellata del Comune di Matera, che vedono i cittadini insoddisfatti, elettori e attivisti del centrosinistra non potevano più sopportare decisioni sbagliate, prese altrove, sulla loro pelle», dice ancora Adduce. L’impostazione del lavoro fatto nei mesi precedenti vedeva quasi un automatismo: sembrava che si potesse scegliere subito un candidato per togliere tutte le incertezze dalla strada verso le elezioni. Si pensava a un esponente del Pd materano tra quelli che avevano partecipato al percorso virtuoso di Matera Capitale europea della Cultura. Ma qualcosa, o qualcuno, si mette di traverso.
La proposta
«Quando si costruisce qualcosa di importante, nelle vicende politiche, c’è sempre chi cerca di distruggerle, se non è riuscito almeno a derubricarle», sintetizza con una saggia massima Adduce. L’ autolesionismo ben noto di chi, cercando di colpire un candidato per favorirne un altro, produce notevoli danni di sistema. Una parte del Pd, quella che aveva sostenuto Stefano Bonaccini all’ultimo congresso, ha avanzato l’ipotesi di fare le primarie. Apriti cielo. Lo strumento che aveva portato al Nazareno Elly Schlein – l’ideatrice di ‘Occupy Pd’, molti anni fa – adesso sembra caduto in disgrazia, in quelle stanze. «C’è stato un sbarramento totale», riepiloga Adduce. Il Pd nazionale, a quanto pare, decide che le primarie sono così preziose da volerle usare con il contagocce. E a quel punto? Nasce un movimento spontaneo: un centinaio di giovani che di pastoie non vogliono più sentir parlare. “Open city”, appuntamento non riconosciuto dai partiti, vengono promosse dal movimento ‘’Giovani per Matera-Matera per i giovani’’. I loro nomi diranno poco alle cronache, ma potrebbero cambiare la storia. Si riuniscono nei bar, formano un gruppo Whatsapp che raddoppia ogni giorno. Scandiscono un tam-tam digitale che arriva ovunque: «Noi le primarie per individuare il candidato sindaco le vogliamo. E le faremo». Decisione seria: si organizzano, si tassano. Stabiliscono una data per autoconvocare i gazebo. Propongono un patto politico preciso: chi ci sta, corra alle primarie autoconvocate. Poi tutti i concorrenti si impegnino a sostenere chi ha vinto. È uno squarcio che fa rumore. I materani che si fanno le primarie da soli, contravvenendo alle direttive? Inaudito. Ma ormai il dado era tratto. E la qualità dei concorrenti che hanno aderito alle primarie ha fatto capire da subito come la cosa fosse seria. Vanno a votare oltre cinquemila elettori: sui sessantamila aventi diritto, una percentuale clamorosa. Indice di una voglia di riscossa, di una domanda di politica nuova.
Lo scenario
Partecipa anche un esponente del centrodestra, Nicola Casino, capogruppo di Forza Italia nella passata consiliatura: arriverà al secondo posto, con 1.429 voti. Viene sospeso dal partito, ma poco importa: appoggerà il candidato che quelle primarie le ha vinte, il dem Roberto Cifarelli, esponente dell’ala Bonaccini. A sostenerlo, il Psi, Italia Viva, Azione, Più Europa, Volt, liste civiche e, appunto, la parte di FI che segue Casino. Se vincerà Cifarelli, Matera sarà amministrata da un interessante laboratorio che vedrà per la prima volta in Italia insieme tutto lo schieramento riformista che va dal Pd a Forza Italia, passando per i centristi di +Europa, IV e Azione. La Matera dormiente si è svegliata. Si è alzata in piedi. E adesso potrebbe ricominciare a correre.
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