Il caso a Potenza
Elisa Claps, riapre la chiesa dove fu uccisa e nascosta per 17 anni: la famiglia della 16enne insorge
La chiesa dove fu uccisa e nascosta Elisa Claps diventerà un “centro di spiritualità, di preghiera e di riflessione”. E la famiglia della ragazza scomparsa a 16 anni nel settembre del 1993, ammazzata da Danilo Restivo per il suo “rifiuto a un approccio sessuale”, insorge. Non ci sta nonostante il proclama che annuncia come la Chiesa della Trinità, in via Pretoria a Potenza, diventerà “un’oasi di fede e di speranza nel cuore del centro storico, monito muto a favore di una gioventù che merita più cura e più attenzione da parte della Chiesa e della società”.
Le parole di monsignor Salvatore Ligorio, arcivescovo di Potenza, Muro Lucano e Marsiconuovo non convincono i familiari della ragazza. “Mascherare la riapertura della chiesa della Trinità dietro il paravento di una riorganizzazione funzionale denota ancora una volta tutta l’ipocrisia e la meschinità di chi dovrebbe fare del rispetto del prossimo e della verità la sua missione di vita. Non una parola viene spesa per Elisa, non una considerazione per le ferite inferte a una famiglia che ha atteso 17 anni di conoscere un pezzo di verità, la parte restante rimane sepolta in quella chiesa coperta da una cortina impenetrabile di omissioni e colpevoli silenzi”, ha dichiarato Gildo Claps, fratello di Elisa.
La Chiesa della Trinità è chiusa al culto da sei anni, per lavori di manutenzione. All’epoca dell’omicidio e delle indagini fu messa sotto sequestro dalla procura della Repubblica di Salerno che indagava sul caso per anni coperto da misteri e depistaggi. “Mi auguro che la Chiesa non abbia coperto i responsabili della morte di mia figlia”, disse Filomena Iemma, madre di Elisa. Il “Comitato per Elisa” l’anno scorso era tornato a farsi sentire chiedendo al vescovo di Potenza di “fare chiarezza” sulle vicende inerenti il ritrovamento del corpo nella chiesa. La famiglia e il comitato sono contrari alla riapertura al culto.
“Crediamo invece che i ragazzi di questa città – ha aggiunto Gildo Claps sempre a commento della nota – abbiano bisogno di verità gridate e non di moniti muti come mute sono state le bocche di quanti avrebbero potuto parlare prima e dopo il ritrovamento di Elisa. Il cuore del centro storico, per tornare a pulsare oltre alla fede e alla speranza, ha necessità di un atto di coraggio e non di ipocriti equilibrismi e di fumose dichiarazioni che confondono anche il più devoto dei credenti”.
Il corpo di Claps venne scoperto dopo 17 anni dalla scomparsa, il 17 marzo del 2010. Restivo è stato condannato a 30 anni nel 2011. La 16enne fu colpita 13 volte con un’arma da punta e da taglio, probabilmente grandi forbici, soprattutto al torace, e morì per dissanguamento secondo l’autopsia. Restivo è detenuto in Inghilterra per l’omicidio di Heather Barnett, avvenuto a Bournemouth il 12 novembre 2002. La riapertura della chiesa era stata già annunciata l’anno scorso e già allora erano esplose le proteste. Il comitato sosteneva che “riaprire senza aver fatto luce sul silenzio durato per circa trent’anni, sulle possibili coperture, senza far luce sulla messa in scena del ritrovamento, senza riconciliarsi con la famiglia e la comunità di Potenza, senza chiedere scusa, come farebbe un qualsiasi padre, non è ammissibile”.
© Riproduzione riservata