Gentile direttore,

Ho letto con interesse l’articolo a firma di Alessandra Mussolini: “Esodo dei camici: stipendi italiani fuori mercato. Ogni anno sempre meno giovani e più pensionati”. Se da una parte la sanità in Italia continua a rappresentare un’eccellenza, è anche vero che persistono difficoltà crescenti su molti fronti. Liste d’attesa infinite, risorse economiche insufficienti, decenni di tagli lineari, strutture ospedaliere da ristrutturare, macchinari obsoleti, aggressioni al personale sanitario. L’elenco è lungo.

Condivido l’analisi fatta da Mussolini, che punta giustamente il dito contro un sistema sanitario che stenta a tutelare e valorizzare in modo appropriato medici e infermieri, i quali vivono una situazione delicata in tutto il paese. La carenza di organico è, ormai, un dato di fatto. Così, ci si spinge all’estero – Argentina, India, Cuba – per reclutare nuove professionalità, quando in realtà basterebbe rendere il settore più attrattivo, adeguando le retribuzioni; migliorando le condizioni di lavoro; attingendo anche – nel caso degli infermieri – al contributo concreto dei liberi professionisti; mettendo a frutto una formazione universitaria altamente qualificata; offrendo, a chi opera nel settore, reali opportunità di carriera e la necessaria tutela nei luoghi di lavoro contro violenze che sono diventate purtroppo quotidiane. Al riguardo, la recente legge n. 137 del 2024 (che prevede misure urgenti per contrastare la violenza nei confronti del personale sanitario) è sicuramente un primo passo, anche se riteniamo si debbano attuare azioni ancora più incisive, monitorando le strutture e le loro criticità, abilitando nuovi presidi di Polizia nell’ambito degli ospedali e a supporto delle aree di emergenza-urgenza.

È necessario ripensare la sanità in una rinnovata prospettiva di crescita, ricucendo le dinamiche di assistenza territoriale, valorizzando e facendo di tutto, come afferma Mussolini nel suo articolo, per trattenere i giovani medici e infermieri che formiamo nel nostro paese. Ma per fare questo non ci si può più esimere dal mettere in campo efficaci politiche di sviluppo e un chiaro piano di riforma del nostro sistema sanitario.

Luigi Baldini

Autore

*Presidente dell’Ente nazionale di previdenza e assistenza della professione infermieristica (Enpapi)