Non c’è pace per l’Etiopia che a meno di un anno dal faticoso armistizio nel Tigray, ha dovuto affrontare una nuova crisi nella regione Amhara. Nelle settimane scorse sono stati registrati almeno 30 scontri armati fra le truppe del governo di Addis Abeba ed i miliziani locali del Fano, in amarico “la Gioventù”. Le prime avvisaglie erano state ad aprile quando il governo federale aveva deciso di integrare le milizie etniche e regionali nell’esercito nazionale etiope, una situazione che abbiano visto accadere molte volte in Africa.

Molte regioni dell’Etiopia hanno eserciti indipendenti da Addis Abeba e questo è stato motivo di grande instabilità in passato. Adesso Abiy Ahmed ha deciso di integrare tutte le milizie etniche nelle Forze di Difesa  Nazionale Etiope (FDNE), ma quasi ovunque ci sono state molte resistenze a causa del timore di perdere indipendenza dal governo centrale. Gli epicentri degli scontri sono stati la capitale Amhara Bahir Dar e la storica città di Gondar dove ci sono stati centinaia di feriti ed alcuni morti, secondo alcune ONG locali. Nella prima fase di questa guerra intestina le milizie Fano hanno preso il controllo di quasi tutta la regione arrivando ad un centinaio di chilometri dalla capitale Addis Abeba. Secondo fonti dell’intelligence etiope nelle zone controllate dagli Amhara erano stati rilasciati molti detenuti, criminali per il governo etiope, ma combattenti per la libertà secondo i ribelli.

Il 4 agosto Addis Abeba ha dichiarato lo Stato d’Emergenza in tutta la regione Amhara. Dopo oltre una settimana di scontri le truppe federali hanno ripreso il controllo di tutte le principali città della regione ribelle, istituendo sul territorio una serie di nuovi capisaldi dell’esercito federale. Gli Amhara sono la seconda etnia più importante dell’Etiopia e sono stati un fedele alleato dei federali nel lungo conflitto nel Tigray. La loro regione era la più stabile del paese e adesso invece sono diventati  la più instabile, un fatto particolarmente pericoloso vista l’estrema vicinanza con la capitale. La protesta degli Amhara è iniziata per alcune dispute territoriali nell’amministrazione regionale e per lo strapotere dell’etnia Oromo in Etiopia.

Il premier Abiy Ahmed è di etnia Oromo e dopo la rottura con i tigrini sono stati propio gli Oromo a sostenere il suo governo. Gli Amhara accusano i federali di aver concluso accordi di pace con i ribelli del Tigray e con una milizia Oromo senza un confronto con loro, che incolpano questi miliziani di violenza nella loro regione. L’Etiopia dopo la guerra in Tigray non può permettersi un altro conflitto etnico che potrebbe spaccare il paese. La formula federale ha funzionato per molti anni, ma oggi gli equilibri etnici appaiono sempre più fragili. In uno stato chiave per tutta l’Africa, anche in considerazione del fatto che la sede dell’Unione Africana si trova  ad Addis Abeba, serve pace e stabilità.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi