Tenetevi forte. Il fu avvocato del popolo ha sganciato la bomba. Con la miccia bagnata, sia chiaro. «C’è una sorpresa in atto. Posso solo anticipare che saremo nell’area progressista, ci sarà una bella sorpresa». Nel suo perfetto stile Giuseppe Conte ha caricato di enfasi la sua dichiarazione e, proprio come ai tempi delle dirette social in epoca Covid, ha provato a prendersi la scena giocando sul sentimento di suspense. Peccato che il risultato sia sempre lo stesso: parole e progetti fumosi. Sì, perché il Movimento 5 Stelle in Europa non ha ancora una casa. Al di là dell’annuncite zoppa del presidente grillino. Che cade nel solito errore della doppia morale.

Tanto fumo

Conte si diverte a scagliarsi contro i leader che si candidano alle elezioni Europee e ad accusarli di prendere in giro gli elettori perché non andranno a Bruxelles. Ma è lo stesso Conte, distratto nel pontificare sugli altri, che dovrebbe sistemare le (tante) faccende interne al M5S prima di ergersi a Messia dell’etica. Il ragionamento non è complicato e lo spieghiamo in parole semplici per agevolare la comprensione al distratto Conte. Chi vota Fratelli d’Italia sa che sta sostenendo il progetto dei Conservatori. Chi vota Partito democratico è ben consapevole che sta supportando i Socialisti. Chi vota Forza Italia dà forza alla galassia del Partito popolare europeo. E chi vota i 5 Stelle? Bella domanda. Nessuno lo sa. Tranne Conte, che ha voluto rassicurare tutti: «Ci sarà una bella sorpresa». Chi si aspettava una risposta chiara e definitiva rimarrà deluso, tanto per cambiare.

Il problema non è solo il vapore che sprigiona il leader 5S. Magari tutto si limitasse alle questioni di metodo. C’è altro. E non è una semplice questione, ma la vera questione. Di merito. Ricordate gli esordi con Nigel Farage, il conservatore anti-Euro? Ecco, non sono un lontano ricordo. Quegli impulsi ora riguardano il sostegno militare all’Ucraina. Perché continuare a mandare armi a Kiev quando per difendersi dall’aggressione della Russia basta mettere l’hashtag #pace nel simbolo e chiedere maggiori sforzi diplomatici? Non a caso il collante della prossima avventura dei 5 Stelle a Bruxelles potrebbe essere l’ormai nota retorica pacifinta.

Il nuovo gruppo europeo

Secondo Repubblica, dopo il fallimento dei dialoghi con i Socialisti e con i Verdi, ecco che si starebbe ragionando sull’idea di creare un nuovo gruppo europeo. Con compagni di viaggio che ricalcano il nuovo corso grillino. Si parla di Sahra Wagenknecht, uscita dalla Linke (la sinistra radicale tedesca) per fondare un partito a suo nome. Non la conoscete? Nessun problema. Volete farvi un’idea? Sappiate che uno dei principali slogan adottati è l’arcinoto «vuoi la pace o vuoi la guerra?». Il copione è il solito: chi vuole sostenere la resistenza degli ucraini è accusato di alimentare il conflitto; chi si sfila dalla linea euro-atlantica si professa unico discepolo della pace. Un’altra strada potrebbe portare allo Smer, i socialdemocratici slovacchi di Robert Fico. La cui svolta nazionalista, con tanto di occhiolino a Orban e Putin, è sotto gli occhi di tutti. Che c’è di meglio di un’alleanza rossobruna? Sarebbe il degno traguardo per Conte, un camaleonte della politica che ancora una volta – dopo il governo gialloverde e quello giallorosso – è pronto a giocare con i colori. Ma la «sorpresa» impacchettata potrebbe essere un incubo.