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Farmaci e plasmaderivati, l’Italia corre: 54 miliardi di export e quarta posizione al mondo

Alla vigilia della fase 2 della riforma dell’Aifa, l’Agenzia Italiana del farmaco, che prevede un maggiore coinvolgimento dei pazienti, equità e rapidità nell’accesso ai farmaci e un’accelerazione nell’attrarre competenze sempre più qualificate, il settore farmaceutico in Italia continua a macinare numeri importanti, posizionandosi come uno dei cluster principali per l’economia italiana. «Abbiamo superato i 56 miliardi di euro di produzione nel 2024 e raggiunto i 54 miliardi di export. Rappresentiamo il motore della crescita dell’export italiano che ha consentito al nostro paese di scalare una posizione e di raggiungere il quarto posto su scala mondiale davanti al Giappone. Il primo trimestre del 2025 è partito fortissimo, con un export attorno al 50%, in crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Abbiamo 77 mila dipendenti diretti, il più alto indice ISTAT di competitività, il più alto valore aggiunto in Europa» ha spiegato Marcello Cattani, Presidente di Farmindustria, a margine dell’inaugurazione della mostra “Il Viaggio del Plasma”, visitabile nella Sala del Cenacolo della Camera dei Deputati fino al 13 giugno. Una mostra che ricostruisce l’intero percorso del plasma, dal semplice e altruistico gesto della donazione del sangue fino alla produzione di farmaci per curare migliaia di pazienti affetti da malattie rare e invalidanti. Ed è proprio il settore dei farmaci plasmaderivati ad aggiungersi con forza al tavolo di riforma del payback sanitario che impone alle aziende di coprire parte dello sforamento dei tetti di spesa regionali.
«Il Governo Meloni sta facendo benissimo a livello internazionale per aiutare la Commissione Europea a capire la competitività che si è creata su scala mondiale nell’ambito della salute. Siamo campioni a livello europeo e vogliamo continuare ad esserlo» ha aggiunto Cattani. «La riforma dell’Aifa e l’avvio imminente del tavolo sul payback va sicuramente in questa direzione ma in questo senso è importante includere nelle esenzioni anche i plasmaderivati. Parliamo di una filiera estremamente complessa che parte dal sangue donato per finire nuovamente nelle vene di altri cittadini tramite immunoglobuline, albumina e farmaci derivati dal plasma».
«In Takeda abbiamo due stabilimenti che lavorano il plasma, in cui effettuiamo la purificazione e il frazionamento e che rappresentano due eccellenze a livello mondiale. Il confezionamento avviene invece in un ulteriore stabilimento a Pisa» ha spiegato Anna Maria Bencini, General Manager di Takeda Italia. «Il plasma è la parte liquida del sangue, quella ricca di proteine che vengono lavorate e trasformate in farmaci con un processo estremamente articolato e lungo che può durare dai sette ai dodici mesi con dei costi molto rilevanti. Il processo di produzione è particolarmente complesso ma l’Italia può vantare dei centri di ricerca incredibili in cui operano dei professionisti eccellenti animati dalla passione e dall’amore per l’innovazione». «Siamo un’azienda farmaceutica ma siamo innanzitutto cittadini” ha aggiunto Bencini. «Ognuno di noi è un potenziale paziente e lavorare fianco a fianco con le Istituzioni, far sì che la disponibilità di sangue donato possa aumentare e con essa anche la produzione di farmaci, è una parte centrale della nostra missione. In questo senso stiamo trovando grande sensibilità da parte delle Istituzioni. Vogliamo continuare ad investire in Italia e per far questo chiediamo di trovare soluzioni concrete anche a livello regolatorio per continuare a supportare questo percorso».
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