È un medico in pensione, che ora fornisce il suo supporto ad una cooperativa al pronto soccorso di Fermo, e poche sere fa ha salvato la vita ad una ragazza di 15 anni. Una storia che inizia quando l’adolescente si presente nella struttura medica durante la notte di mercoledì: febbre alta e dolore alle gambe. Non ha quasi sensibilità. Viene visitata dal chirurgo che dopo qualche tempo, non appena le sue condizioni migliorano, sceglie di firmare il foglio delle dimissioni.

Il ripensamento e la visita a casa

La ragazza torna a casa, e nel proseguo del suo turno il medico continua a visitare altri pazienti. Ma il suo pensiero resta fisso sulla ragazza, dubbioso che il male possa ripresentarsi, e che la giovane meriti di essere ricoverata in neurologia per ulteriori approfondimenti. Così alla fine del suo servizio volontario, sceglie di andarle a fare visita, suonando alla sua porta. E la ragione era dalla sua parte, perché il caso della ragazza, di nome Giulia, era più grave del previsto. Una seria infiammazione midollare che comportava il rischio di perdere l’uso delle gambe.

L’operazione e il ringraziamento dei genitori

A raccontare la storia al Resto del Carlino, sono i genitori della giovane: “Il medico si è presentato a casa, aveva il sospetto di una infiammazione che se fosse stata trascurata avrebbe potuto avere esiti imprevedibili. Ci chiedeva scusa per l’intrusione ma raccomandava di riportare la ragazza all’ospedale e di affidarla al reparto di neurologia. Possiamo dire che il ricovero le ha salvato la vita”. La famiglia è uscita dal pronto soccorso a notte fonda, ma alle 7 del mattino, grazie alla tempestiva visita del dottore, era già pronta per portarla all’ospedale. “Ci ha detto che secondo lui era meglio ricoverarla, e che se avessimo perso altro tempo la sua situazione sarebbe potuta peggiorare di molto. Dice di non aver fatto niente di strano, ma noi non siamo più abituati a gesti del genere, che restano un esempio per tutti, ed esprimiamo tutta la nostra riconoscenza”.  Poi il successivo e necessario intervento medico nel reparto diretto dal neurologo Patrizio Cardinali. Contattato dal Corriere della Sera, il chirurgo Francesco Bernetti Evangelista ha minimizzato il tutto: “Ho fatto solo il mio dovere”.

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