“Non lo chiediamo solo noi, l’ha chiesto pure Bagnai”. Basterebbe questa frase, detta in conferenza stampa due giorni fa al Nazareno da Annalisa Corrado, con accanto Elly Schlein, per capire come si è ridotto il Pd. Bagnai è il grillino della Lega, sovranista, anti europeista, e anti liberista. Alla nuova battaglia dem infatti, oltre ovviamente ai 5 Stelle, si è associata anche la Lega. E questo per il Pd è motivo di vanto: “Se lo chiede mezzo arco parlamentare vuol dire che è una cosa giusta!”. No, vuol dire che è una cosa populista. Parliamo dell’ultima crociata contro la fine del mercato tutelato. Una decisone presa e voluta dal Pd. Ogni anno dal 2016 ad oggi. Anzi, a voler essere precisi, dai tempi di Bersani ministro. E che oggi il Pd si rimangia per una sola ragione: perché è passato all’opposizione.

E quindi, come ci ha insegnato proprio la Meloni, all’opposizione si urla, e al governo si fa il contrario di quanto promesso agli elettori. Tanto la giustificazione di Schlein è pronta: “Prima c’erano Renzi, Martina e Zingaretti, oggi ci sono io. Questo è un altro Pd”. Peccato che, a parte lei, tutte le persone che le stanno accanto sono le stesse che quelle posizioni le hanno portate avanti. A cominciare, in questo caso, proprio da Bersani. A quel punto la giustificazione diventa “vabbè ma nel frattempo è cambiato il mondo”. E così a chi le ricorda che la scelta della fine del marcato tutelato è stata voluta dal governo Draghi, con il Pd che votò a favore, e solo Fdl contro, Schlein oggi risponde: “Ma poi è scoppiata la guerra e i prezzi sono schizzati”.

Una discussione surreale totalmente lontana dal merito, ovvero: come evitare la deportazione coatta di milioni di utenti su un fornitore senza informazione, e dall’altra parte la guerriglia delle offerte. Ma il Pd invece fa altro, riesce a mettersi persino contro la commissione europea, e Paolo Gentiloni. La fine del mercato tutelato (già il nome è una presa in giro, perché non tutela il mercato) fa parte delle riforme imposte dall’Europa per accedere al Pnrr. Come ha chiarito bene ieri la Commissione. “L’eliminazione della tutela sui prezzi regolamentati dell’energia elettrica, che mira ad aumentare la concorrenza nel mercato elettrico, rappresenta una pietra miliare che rientra nel più ampio pacchetto di leggi sulla concorrenza incluso nel piano di ripresa italiano. L’obiettivo rientrava nella terza richiesta di pagamento dell’Italia, che la Commissione ha già approvato ed erogato. Vediamo che i prezzi dell’elettricità sul mercato libero sono notevolmente inferiori rispetto al mercato regolamentato, a vantaggio dei consumatori e delle imprese”, evidenzia il portavoce della Commissione Europea. Che dice di fronte a questo il Pd: “È solo una foglia di fico, e comunque il Pnrr si può cambiare”. Rimangiandosi tutta la lotta fatta dal Pd contro le modifiche al Piano fatte da Fitto, e ignorando che, come detto dalla commissione, la terza rata è stata già incassata. Quindi fare come vuole il Pd significherebbe restituire tutto il Pnrr. Neanche Fdl quando era all’opposizione!

Ma del resto la nuova deriva schleiniana è tutta così. E il dietro front sul Jobs Act è solo la più evidente delle giravolte. Il 21 novembre 2015 a presentare il Jobs Act tessendone le voci era Antonio Misiani: “I dati sono lì, da vedere: si tratta di un punto di svolta quasi rivoluzionario per il mercato del lavoro dopo anni di evidente declino”. E giù elogi sulla riforma. Oggi Misiani è il responsabile economico del Pd di Schlein che vuole cancellare il Jobs Act. E che dire dell’Aventino fatto sulla riforma costituzionale? Siamo al massimalismo più esasperato. La deriva più populista però è quella sulle politiche cosiddette green. Dove il Pd ormai, per voce di Schlein e il suo braccio destro Annalisa Corrado, arriva a difendere metodi e proposte di Ultima Generazione. E quindi accetta che danneggino i monumenti e fa proprie le proposte di abolire i Sussidi Ambientalmente Dannosi, cioè aumentare le accise, e vuole chiudere col gas. A quel punto sì che aumenterebbero le bollette.