Il ministro della Cultura Dario Franceschini ragiona sulle riaperture ma non nasconde le difficoltà. “Non voglio coprirmi dietro la scelta di altri Paesi, anzi. Però, ad oggi, teatri e cinema sono chiusi in Francia, Germania, Regno Unito, Belgio, Portogallo. Ma siccome l’Italia è l’Italia vorrei che fossimo i primi a riaprire. L’operazione va fatta non con i proclami né con gli annunci ma per passi possibili”, ha dichiarato in un’intervista al Corriere della Sera.

Il settore è uno dei più colpiti dall’emergenza coronavirus e dalla crisi successiva. Un comparto che quasi in tutti i casi non ha goduti degli ammortizzatori sociali. La Siae ha calcolato il 70% di eventi in meno nel 2020 e un calo degli ingressi del 72,90%. Franceschini cita il Presidente Mario Draghi: l’Italia senza teatri, cinema e musica è più triste.

“Ho chiesto al Comitato tecnico-scientifico un incontro urgente per proporre le misure di sicurezza integrative su cui stanno lavorando le organizzazioni di categorie e che mi consegneranno domani (oggi per chi legge, ndr). Potrebbero essere i biglietti nominativi, la tracciabilità delle persone, le mascherine Ffp2. Mi confronterò poi collegialmente col governo, perché non sono certo io a decidere da solo, e col Cts per individuare tempi e modalità. Però penso che teatri e cinema, con severe e adeguate misure, siano più sicuri di altri locali già aperti oggi”.

Lo stesso ministro era intervenuto a gamba tesa sul Festival di Sanremo che si terrà a inizio marzo. Franceschini aveva chiarito che la kermesse si sarebbe tenuta senza pubblico, come poi è stato concordato dalla Rai con il governo dietro indicazione del Comitato Tecnico Scientifico. Una decisione che aveva tuttavia scatenato grandi polemiche con le presunte dimissioni minacciate dal direttore artistico Amadeus, il dibattito sul teatro Ariston (teatro o studio televisivo?), le disparità avanzate nei confronti del resto del mondo della cultura e dello spettacolo fermo da mesi.

Un commento anche sulla polemica che ha scatenato la nomina di Gabriel Zuchtriegel alla direzione del Parco Archeologico di Pompei. Due membri del consiglio scientifico del Parco si sono dimessi dopo la nomina. Franceschini osserva sul caso: “Mi prendo la responsabilità della scelta e si giudicherà nel merito dei risultati, sono convinto che saranno ottimi. Le stesse polemiche ci furono nel 2015 quando venne nominato a Paestum: dissero che era un giovane archeologo tedesco inesperto. E polemiche ci furono per tutti i direttori stranieri. Quando si innesta un cambiamento, se è vero, provoca resistenza. Se nessuno resiste, significa che è un cambiamento finto. Le direzioni scelte con la selezione internazionale hanno ottenuto eccellenti risultati con un lavoro di squadra che ci ha riconosciuto tutto il mondo della cultura anche internazionale”.

Antonio Lamorte

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