Post Elezioni
Germania, il voto che mette d’accordo tutti. Il primato del consenso e delle idee

La Germania, il grande paese che indica una strada a tutto quel ribollente cratere politico che oggi è l’Europa. Un luogo della geografia che non è ancora riuscito ad esserlo della Storia. Una comunità di 450 milioni di persone unita dalla più preziosa conquista, la democrazia, ma nel tempo lesionata da sé stessa. Paga la sua pigrizia, l’assenza di coraggio, il continuo cedere agli egoismi nazionali. In Germania vanno a votare circa l’85 per cento degli elettori, più che nelle prime elezioni dopo la riunificazione.
Il segno di una rinascita
Un esame di maturità superato di slancio. Il segno che la cultura europea può rinascere proprio da ciò che credeva di aver perso: la consapevolezza che il sistema in cui viviamo, imperfetto per definizione, è il più grande dei privilegi. Perché rende possibile crescere e correggersi, perché consacra e difende la libertà di pensare e di cambiare. “La democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte le altre”, disse Winston Churchill. L’elettore tedesco questa verità la racconta a tutto il suo continente. A tutto il mondo. Le dimissioni dei leader perdenti, verdi e liberali, fanno il resto.
Il cammino dorato è finito
La politica, in Germania, non è un mestiere, né un permanente talk show di polemiche e invettive. Si studia a scuola, fa parte del vissuto quotidiano insieme al welfare che ha garantito per decenni. È il terreno fertile che ha visto la forma più compiuta e funzionante di socialdemocrazia, la visione di Khol dopo la caduta del Muro, la novità politica di Schroder e il ruolo di timone dell’Unione europea ricoperto da Angela Merkel. Il risultato del voto, certo, evidenzia che questo cammino dorato è finito. I Land dell’est, gli stessi che lanciarono alle stelle la Germania di Merkel, oggi sommergono di voti un partito perlomeno ambiguo sulla ferita tedesca, il passato nazista. I socialdemocratici pagano l’evanescenza di Scholz, cresce la sinistra ma non quella populista rosso-bruna, si conferma che l’appiglio degli europei alla loro storia è oggi il blocco popolare.
Agenda ambiziosa
L’attuale Bundestag produrrà presumibilmente una “grosse koalition” fra conservatori e SPD, forse allargata ai verdi. Ma al di là degli esiti di governo, questo risultato ha un pregio persino più rilevante: mette d’accordo tutti. Da Trump ai seguaci di AFD, dagli europeisti doc agli euroscettici. Perché ristabilisce il primato del consenso e delle idee. Non a caso, il prossimo cancelliere Friedrich Merz, allievo di Schauble e ammiratore di Adenauer, fissa un’agenda molto ambiziosa: impulso allo sviluppo, gestione attenta dell’immigrazione, Europa forte e autonoma. Proprio i tre temi su cui la sinistra e i partiti tradizionali si sono sfracellati, lasciando campo libero ai populisti. E come traguardo aggiunge “l’indipendenza dagli USA”. Suona strana, questa nuova nota dell’inno tedesco. Ma oggi significa semplicemente dire all’America: “Grazie per ciò che ci hai permesso di diventare. Oggi però ci tocca crescere, perché la democrazia non è un regalo né un destino. È una scelta faticosa che si deve meritare e difendere”.
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