Frequentavo già assiduamente la Germania nel II governo di Angela Merkel, tra il 2009 e il 2013. Il Governo era composto da una coalizione CDU/CSU e FDP, i liberali. Ero in parlamento, ma durante quegli anni ero già sposata con Ricarda, andavo spesso in Germania, e seguivo le vicende politiche di quella che poi è diventata la mia seconda patria nel 2014, quando mi sono trasferita.

La era Germania aperta e inclusiva

Ci furono due campagne governative molto significative in quegli anni difficili della grande crisi finanziaria. Una recitava “Vieni in Germania, il paese delle opportunità: un ministro degli esteri gay, una cancelliera donna, un ministro della salute vietnamita”. Quella campagna voleva raccontare una Germania aperta e inclusiva, che non aveva niente da invidiare all’America. Un paese moderno, proiettato verso un futuro che dava opportunità a tutti. La seconda campagna con manifesti enormi, due giovani immigrati di seconda generazione, un calciatore e un rapper molto amati, con la lingua di fuori colorata con la bandiera tedesca: “Dai parla. Entra nella vita”. Anche questa campagna era piena di fiducia.

Come sono stati i 15 anni di Merkel

Mi colpirono molto perché vivevo ancora in Italia, in un paese chiuso e avvitato su sé stesso. Cosa è rimasto di “quella” Germania? Domani i tedeschi torneranno alle urne in uno dei momenti più complicati e pericolosi della loro storia recente. Come sono stati davvero i quindici anni di Merkel? È davvero stato tutto rose e fiori? Cercherò di essere obiettiva perché sono stata una merkeliana. Il gas russo a basso costo che sosteneva l’industria energivora e la grande apertura verso il mercato cinese, facevano correre l’economia tedesca. Una Cancelleria “Mutti”, estremamente protettiva verso il suo popolo, era la più autorevole leader europea se non mondiale, che rassicurava i tedeschi e li teneva insieme. Accanto a questo quadro, però, il paese aveva smesso di investire su sé stesso, sulle infrastrutture e sulla innovazione tecnologica per dirne solo due fondamentali.

Le guerre e gli equilibri saltati

Nel 2015 Merkel fece il passo più lungo della gamba, e accolse un milione di profughi siriani affermando “Wir schaffen das”, frase che le è stata più volte rimproverata, ma che lei ha sempre difeso. Da allora accanto ai mancati investimenti, è montata la protesta contro i migranti cavalcata dalla incombente AFD. Nel 2021 Angela Merkel dopo quindici anni ha lasciato il governo del paese ad Olaf Scholz, SPD, che si era venduto come il suo erede naturale. Da lì, mentre i problemi del Germania come sistema paese cominciavano a venire al pettine, la guerra in Ucraina ha fatto saltare il tappo insieme a quella in Medio Oriente: gli equilibri costruiti faticosamente dopo la seconda guerra mondiale non esistono più.

Migranti, terrorismo e l’agenda AFD

Scholz in questi anni di governo semaforo non è stato assolutamente all’altezza, affiancato da una coalizione litigiosa, ha portato il paese ad elezioni anticipate. La Germania di oggi sembra lontana anni luce dal paese delle opportunità. È un paese impaurito, incattivito, con inflazione e crisi economica galoppanti, ma in questa campagna elettorale si è parlato quasi solo di migranti. È davvero il primo problema dei tedeschi? No, le richieste di asilo sono diminuite, come sono diminuiti i reati commessi dai migranti, al netto del terrorismo che ovviamente è un grande problema, ma che riguarda soprattutto la polizia e i servizi segreti non efficientissimi. AFD ha imposto l’agenda, e tutti i partiti, invece di parlare della Germania del futuro, hanno ceduto al populismo della estrema destra. AFD governa senza governare. Il tema dei migranti va affrontato con razionalità e lucidità, senza né chiudere gli occhi, né soccombere davanti alle ricette inutili della destra estrema.

La crisi delle imprese

Le PMI cadono come mele mature dall’albero, la grande industria è in crisi, non solo quella dell’auto, la transizione energetica arranca e fa alzare le bollette. Il paese è più povero e invece di smetterla con quel film già visto nel cercare il capo espiatorio ieri negli ebrei e oggi nei migranti, i politici tedeschi devono tirare fuori delle ricette intelligenti e forse, farla finita con quel cappio al collo del freno al debito. Interromperlo per un periodo, perché Trump, Putin e la Cina, vogliono uccidere l’Europa uccidendo in primis la Germania. I tedeschi devono tenerne conto, siamo legati da un destino comune. Il probabile vincitore, Friedrich Merz, sarà in grado di guidare la problematica Germania di oggi? Non mi pare un fenomeno, non ha mai governato neanche una città, e politicamente è poco accorto.

La Germania è più a destra

La coalizione che nascerà dalle elezioni, dipenderà da quanti partiti entreranno in parlamento. Se ne entreranno solo quattro, i voti di chi non passerà la soglia del 5% si ridistribuiranno tra i primi partiti, e forse basterà una coalizione a due. Ma se invece Liberali e BSW raggiungeranno la soglia, ci vorranno tre partiti per formare un governo. In questi ultimi giorni la Linke, che veniva data per morta, sta risalendo la china, grazie a “Queen Heidi”, una leader che parla ai giovani. Infine AFD, convitato di pietra, oggi al 20% nei sondaggi, potrebbe salire mettendo insieme voto militante e voto di protesta. Se reggerà la Brandmauer (la barriera contro l’estrema destra) sarà il più grande partito di opposizione. Ma la sua battaglia l’ha già vinta: la Germania oggi è più a destra, più populista e tanti saluti al paese delle opportunità.

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Ho lavorato in tutte le istituzioni italiane: Assessora al Comune di Firenze, Presidente di Agensport - Regione Lazio, Deputata della Repubblica, Consigliera di tre Ministre della Repubblica. Dal 2016 sono Coordinatrice del Comitato Organizzatore di “Didacta Italia”, l’edizione italiana di “Didacta International” la Fiera della Scuola più importante del mondo che si svolge in Germania. Sono sposata con Ricarda Concia, criminologa tedesca, con cui vivo a Francoforte dal 2014.