La seconda carica dello Stato
Giornalista aggredito, La Russa rispolvera la tattica del ‘sì, ma’: “Totale condanna, ma non si è mai dichiarato, non credo passasse lì per caso”

“Sì, ma”. Una tattica vecchia, alcuni direbbero democristiana, altri opportunista. Dire qualcosa di preciso all’inizio, ma poi insinuare qualcos’altro di diverso, di opposto. Una tattica usata anche oggi da esponenti di destra, nelle ore successive all’aggressione nei confronti del giornalista de La Stampa colpito da militanti di CasaPound a Torino fuori un locale. L’ultimo è stato il presidente del Senato, Ignazio La Russa.
Giornalista aggredito, La Russa rispolvera la tattica del ‘sì, ma’
“Sulla vicenda di questi giorni, ho una posizione di assoluta e totale condanna”, ha detto La Russa, in occasione della Cerimonia del Ventaglio. E fin qui tutto bene. Poi però arriva il ‘ma’. “Ci vuole un modo più attento di fare le incursioni legittime da parte dei giornalisti. La persona aggredita, a cui va la mia solidarietà, non si è mai dichiarata giornalista. Non sto giustificando niente. Non credo però che il giornalista passasse lì per caso, trovo più giusto se l’avesse detto. Ma questo non può giustificare minimamente l’azione violenta” ha dichiarato la seconda carica dello Stato.
Giornalista aggredito, La Russa sullo scioglimento di CasaPound
La Russa ha risposto anche a chi chiedeva del possibile scioglimento di CasaPound, l’organizzazione politica neofascista. “Ci sono una legge precisa e un percorso preciso. C’è un consigliere del Pd che ha fatto male a un consigliere della Lega. Non vorrei si chiedesse lo scioglimento del Pd. Per Casapound può esserci una valutazione, quando verrà fatta la leggerò”, ha detto il presidente del Senato.
Le reazioni contro La Russa
Nel giro di pochi minuti sono circolate le reazioni al commento di La Russa. Il capogruppo del M5s al Senato Stefano Patuanelli ha definito le frasi del presidente “inaccettabili”. “Alla condanna del pestaggio squadrista dei militanti neofascisti di CasaPound ai danni del giornalista della Stampa Andrea Joly, ha aggiunto che ‘però’ il reporter pestato ‘non passava lì per caso’ e ‘non si era dichiarato’. Come se l’essere andato lì di proposito o l’aver fatto il suo mestiere in incognito come spesso accade, cambiasse qualcosa rispetto all’estrema gravità di quanto accaduto. Il diritto di cronaca in luogo pubblico non può mai essere represso con La violenza, a prescindere dalle modalità del suo esercizio”, ha affermato Patuanelli.
Un tenore simile a quello di Angelo Bonelli, leader di Europa Verde: “Se non vuoi essere picchiato, ti devi dichiarare giornalista. Il presidente del Senato non è solo imbarazzante, ma anche ingiustificabile, a tal punto che, di fronte ai fascisti di Casapound, trova il modo di fare una reprimenda nei confronti del giornalista Andrea Joly, colpevole di non essersi dichiarato e di aver fatto un’incursione giornalistica incauta. Fare il giornalista per i fascisti è insopportabile, come dimostrato dall’inchiesta di Fanpage. Ancora una volta, per il cerchio magico di Giorgia Meloni, sono i giornalisti La causa dei problemi e non chi picchia e intimidisce. Vergogna La Russa”.
© Riproduzione riservata